Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Palazzolo, sopra l’altare maggiore, è sistemata un’opera d’arte concepita per la vecchia Pieve e collocata nell’attuale sede dopo la costruzione della nuova chiesa: si tratta del polittico dedicato alla Vergine e realizzato dal pittore cremasco Vincenzo Civerchio nel 1525.
Il polittico, ossia la pala d’altare composta da singoli pannelli racchiusi da una cornice solitamente in legno dorato, è un manufatto che si diffonde in tutta Europa nei secoli XIV, XV e XVI: secondo la storiografia locale moltissime chiese della valle dell’Oglio erano dotate di queste opere, ma non tutte sono arrivate fino a noi nel posto per il quale erano state pensate. Il polittico di Palazzolo costituisce un’eccezione, perché è stato solamente spostato da una chiesa all’altra ed è rimasto in città senza finire in qualche collezione museale.
VINCENZO CIVERCHIO: ELEMENTI NORDICI E CHIAROSCURI
Vincenzo Civerchio, pittore originario di Crema, nacque intorno al 1470 e oltre ad aver lasciato qualche opera nella città natia, fu particolarmente attivo a Brescia e in provincia. Il pittore non è stato un innovatore: nelle sue prime opere è chiaro il rimando ad un linguaggio ancorato agli insegnamenti dei trevigliesi Butinone e Zenale e a quelli di Vincenzo Foppa, sulle cui opere il nostro ha avuto modo di meditare a Brescia. In questi anni di formazione è interessante osservare che la pittura di Civerchio è contaminata da rimandi figurativi nordici, che si andavano diffondendo nel Nord Italia grazie alle stampe.
Verso il periodo finale della sua carriera, che si conclude nel 1544 con la sua morte, il pittore si aprì alle innovazioni coloristiche di matrice giorgionesca conosciute grazie all’opera di Romanino: anche quest’ultimo artista utilizzava spesso nelle sue composizioni elementi di matrice nordica, declinati però secondo una sensibilità coloristica derivata dallo studio dell’opera di Giorgione. Civerchio cercò di aggiornare il suo linguaggio, mantenendo però alla base della sua pittura la matrice chiaroscurale tipica della pittura lombarda del Quattrocento.
IL POLITTICO
Il polittico di Palazzolo è stato spostato dalla vecchia Pieve all’attuale postazione in epoca piuttosto recente: questo trasloco purtroppo ha rovinato la cornice policroma che racchiudeva le varie tavole e che fu necessario sostituire con l’attuale cornice dorata.
Il pannello centrale ospita la figura della Vergine con il Bambino e nelle altre tavole si riconoscono dei santi. Nella predella sono raccontate le Storie della Vergine e le Storie di san Giovanni Battista. L’opera rimanda ai polittici veneziani, che tralasciano lo sfondo dorato per uno sfondo più naturale. Le figure sono più naturali e i chiaroscuri sono molto meno marcati, in modo da addolcire i lineamenti dei personaggi rappresentati. In quest’opera Civerchio sembra aver dimenticato i maestri del suo esordio per preferire le innovazioni stilistiche che andavano diffondendosi a Brescia in quel periodo.
Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/