Per una bergamasca essere la capitana della squadra di pallavolo di Bergamo assume un significato particolare, soprattutto in questo periodo difficile per la Città dei Mille. Sara Loda è nata a Sarnico ma ha sempre vissuto a Tagliuno ed è proprio qui che ha iniziato a toccare i primi palloni sottorete, iniziando così la sua lunga e brillante carriera. La 30enne schiacciatrice sta provando in tutti i modi a far tornare il Volley Bergamo ai fasti della mitica Foppapedretti, la squadra schiacciasassi che vinceva tutto in Italia e nel mondo.
In che modo hai iniziato a giocare a pallavolo?
Ho iniziato durante le scuole medie, perché mia mamma Giuseppina all’epoca allenava le ragazzine del mini volley di Tagliuno e ogni tanto mi portava in palestra con lei. Prima di allora non avevo praticato nessuno sport in particolare. Così sono entrata a far parte della squadra CSI di Tagliuno, poi ho fatto qualche partita con la squadra di Grumello nella lega FIPAV e lì sono stata notata dagli osservatori della Foppapedretti Bergamo (ora Zanetti Bergamo, Ndr). Nel 2007, al primo anno col settore giovanile di Bergamo ho giocato nel campionato di Serie D e contemporaneamente ho fatto l’ultimo anno con l’Under18.
Poi hai girato un po’ per tutta Italia facendo esperienza in diverse squadre…
Si, ho giocato un anno a Flero in serie B, poi sono stata in Piemonte a Ornavasso dove abbiamo fatto tre promozioni in quattro anni, dalla B1 alla A1. E poi ancora ho giocato in Toscana a Scandicci e anche nella squadra di Monza. Devo dire che è stato molto bello, se ripenso agli anni in cui ho girato per l’Italia sono contenta, mi son sempre divertita tanto e mi è sempre piaciuto, non è mai stato troppo difficile perché mi piace giocare a pallavolo e l’idea di andare lontano da casa non mi ha mai pesato. Anche quando ero a Firenze son sempre riuscita a tornare a casa con facilità.
Come è stato tornare a giocare a Bergamo dopo così tanti anni lontana da casa?
Per me Bergamo è sempre stato il sogno nel cassetto, quando ho iniziato a giocare fantasticavo di giocare lì. Per ogni ragazzina di Bergamo la Foppa è sempre stata la squadra per eccellenza, un vero e proprio sogno, così quando nel 2017 mi si è presentata la possibilità di tornare a Bergamo l’ho colta subito.
Che emozione provi nell’essere la capitana della squadra della tua città?
Già poter essere una giocatrice di questa squadra è tanta roba, quando poi nel 2019 la società mi ha proposto di fare la capitana è stato un onore enorme. Pensare di essere la capitana della squadra che adoravo quando ero piccola è un’emozione difficile da spiegare, un orgoglio immenso. Sono felice che la società abbia preso questa decisione e sto provando a fare il meglio che posso.
Quanto è stato importante portare in giro il nome di Bergamo dopo che la città è stata colpita così duramente dalla prima ondata del Covid-19?
Molto importante, perché la storia del Volley Bergamo è una delle più longeve tra le società di pallavolo italiane. Per anni ha portato in alto il nome di Bergamo in giro per l’Italia e per il mondo intero. Infatti quando vengono qua delle giocatrici nuove è la prima cosa che vorrei che loro capissero, la storia immensa che questa società si porta dietro.
Dopo la prima ondata di Covid che ha colpito forte la città, era periodo di mercato, di scelte per la prossima stagione e per me è stato facile scegliere di rimanere qui. Da bergamasca mi sentivo quasi in dovere di fare la mia parte. Mi sembrava un bel gesto, la cosa giusta da fare per me, per Bergamo e per i bergamaschi. Rimanere qui e dare tutto ciò che posso mettere sul campo per provare a riportare in alto la società.
Cosa c’è di così speciale qui a Bergamo, sportivamente parlando?
Anche se non siamo più negli anni d’oro della mitica Foppa, qui a Bergamo c’è sempre quella energia che viene dalla città, dalla gente, dal palazzetto, che spinge le giocatrici a dare sempre quel qualcosa in più. Adesso è un po’ diverso perché senza pubblico non c’è la stessa atmosfera, la differenza si sente, però la voglia di tornare grandi c’è, sia da parte della società, sia da parte delle ragazze che vengono a giocare qui ogni anno.
Oltre che nelle palestre giochi a pallavolo anche in spiaggia: da dove viene questa tua passione per il beach volley?
Durante l’estate i mesi di pausa dal campionato son tanti, e visto che non mi piace molto andare in palestra e fare pesi per tenermi in forma, preferisco di gran lunga fare del beach volley, così mi diverto, sono al mare e mi tengo anche allenata. Io gioco nel sand volley che organizza la Lega, che è diverso dal beach volley vero e proprio: questo si gioca in quattro per squadra anziché in due; infatti è molto più simile alla pallavolo tradizionale. Nel 2016 quando giocavo a Scandicci ho anche vinto il campionato e la Supercoppa italiana di Sand Volley 4×4.
Cosa significa per te essere stata selezionata nella Nazionale italiana?
Indossare la maglia della Nazionale è per me motivo di grandissimo orgoglio, un’immensa gioia personale nel vedere che il lavoro che faccio durante la stagione si veda e venga premiato. Penso che in qualsiasi sport poter giocare con la maglia della Nazionale sia proprio il culmine di un’intera carriera.
Ho iniziato facendo qualche collegiale quando ero più piccola e poi nel 2017 ho partecipato al campionato europeo in Azerbaigian e Georgia, dove ci siamo classificate al quinto posto. Ma la soddisfazione più bella è stata, sempre nel 2017, quella di vincere la medaglia d’argento al World Gran Prix di Nanchino in Cina.
La pallavolo, essendo uno sport con grande spirito di squadra, ti ha aiutato a creare forti legami di amicizia?
Tantissimo; le mie più grandi amicizie sono nel mondo della pallavolo, anche perché ci gioco da tantissimi anni, praticamente da sempre. Ho delle carissime amiche con le quali ho giocato tanti anni e altre con cui ho giocato meno, ma con cui ho comunque legato tantissimo. E con tutte ho vissuto delle esperienze bellissime e certi ricordi rimangono. Tante sono tutt’ora presenti nella mia vita e d’estate ci sentiamo per passare del tempo insieme.
Sei un punto di riferimento per tante giovani pallavoliste bergamasche e non solo, che consigli ti senti di dare loro?
Innanzitutto di credere in loro stesse, perché la persona su cui potranno sempre assolutamente contare sono appunto loro stesse. Se non ci credono loro in quello che vogliono fare nessuno ci potrà credere. Poi di credere nei loro sogni, perché piccoli o grandi che siano riescono sempre a dare qualche bella soddisfazione. Inoltre consiglio di non mollare mai e, se hanno un obiettivo, di continuare a lavorare per riuscire a raggiungerlo, anche se non sarà facile, ma con il lavoro, la dedizione e i sacrifici i risultati poi arrivano sempre.
Arrivata a questo punto della tua carriera, che obiettivi ti sei posta?
Quando avevo 20 anni e pensavo a cosa avrei fatto a 30, non sapevo darmi una risposta. Adesso che ne ho 30 compiuti mi sento ancora una ragazzina, fisicamente sto molto bene e giocare a pallavolo mi continua a piacere moltissimo. Quindi nel breve periodo i miei obiettivi sono di continuare a giocare a pallavolo e provare a portare Bergamo più in alto possibile. Poi si vedrà…
Giornalista pubblicista classe 1986, originario di Palazzolo sull’Oglio.
Laureato in Comunicazione di Massa e Nuovi Media all’Università di Bergamo. Per anni ha scritto della Franciacorta e della Valle dell’Oglio per un settimanale della provincia di Brescia. Appassionato di ciclismo, viaggi e fotografia.