«Alzare le mani non è amore: noi donne abbiamo il vizio di giustificare, mentiamo a noi stesse. Una persona che ti ama ti rispetta». Si chiude così il racconto di Pinky Parvinder Kaur, donna indiana in Italia dall’età di sei anni, che ha scelto di raccontare la sua storia in chiusura dell’appuntamento organizzato da Rete di Daphne e Rete Antiviolenza Aria Franciacorta in occasione della Giornata Internazionale per l’elimazione della violenza contro le donne con il patrocinio dei Comuni di Chiari, Iseo, Orzinuovi e Palazzolo sull’Oglio e dei rispettivi assessorati ai Servizi Sociali.
L’AGUZZINO È SPESSO UN FAMILIARE
Una storia che arriva fino a noi grazie alla collaborazione di Pinky con Wall Of Dools e che inizia quando lei ha vent’anni, un matrimonio combinato con un ragazzo nato e cresciuto in India e per il quale la donna non ha diritti, ma solo doveri. Tra questi ultimi ci sarebbe quello di mettere al mondo un primogenito maschio: nasce invece una femmina e le tensioni in casa aumentano, anche per le pressioni da parte della famiglia del marito. «Si parte col primo schiaffo, per il quale mi chiede subito perdono. Ma col passare del tempo le lesioni diventano sempre più forti». La situazione non migliora nemmeno quando Pinky rimane incinta del tanto desiderato figlio maschio: «Ormai qualcosa si è spezzato, la sua famiglia non perde occasione per umiliarmi». Nel giro di poco la donna si trova isolata da amiche e famiglia, ree di «rovinare il loro rapporto».
Poi, la situazione precipita una sera di luglio del 2015: questa volta le mani vengono alzate anche sui figli; Pinky non lo accetta, per la prima volta parla apertamente di denuncia e separazione e, la sera stessa, i suoi fratelli la portano a casa con loro; ma dura poco. «Ricordo ancora quando mio zio si è inginocchiato davanti a me e si tolto il turbante, che per noi Sikh non è solo un simbolo religioso ma rappresenta l’onore e la dignità, e me lo ha messo ai piedi, pregandomi di tornare da mio marito e perdonarlo. Torno e chiedo perdono, anche se credo di non aver fatto niente di male».
Le violenze però proseguono. Ogni giorno. Fino ad una sera di novembre: il marito la cosparge di liquido infiammabile e, guardandola negli occhi, le dà fuoco. Pinky si sveglia dal coma un mese dopo, con ustioni sul novanta percento del corpo e con il padre che appoggia un foglietto di carta contro il vetro: «I bambini stanno bene». Viene dimessa a gennaio e, con un corpo che non sente più suo, abbraccia i figli; se la famiglia la sostiene, la comunità però la contrasta: non accetta che abbia denunciato il marito, è ritenuta un brutto esempio per mogli e figlie. «Io però guardo mia figlia e continuo a pensare che meriti di meglio. E ora porto la mia testimonianza, per far capire alle altre donne che non devono arrivare a questo punto, che possono fermare tutto prima».
Il logo della Rete di Daphne
BASTA FEMMINICIDI
Il comprensibile silenzio seguito al racconto viene interrotto solo dalle voci del gruppo di lettura Le Librellule, che hanno interpretato per gli ascoltatori alcune poesie estratte da A tutte le donne di Alda Merini. La conferenza, trasmessa sui canali youtube di ARIA e Daphne e in diretta Facebook sulle pagine ufficiali di tutti i 44 comuni bresciani della Rete, era inoltre iniziata con la proiezione del video Il Silenzio Rosa, girato sulle sponde bresciane del Sebino, ed ha visto come prima relatice la Prof.ssa Francesca Nodari, filosofa e Presidentessa della fondazione Filosofi Lungo L’Oglio. Un’apertura decisa, che ha richiamato la necessità di combattere la violenza «insieme, con gli uomini a fianco delle donne» e che ci ha ricordato alcuni numeri di quello che la stessa relatrice non esita a definire «uno stillicidio: 91 femminicidi nel 2020, uno ogni tre giorni»; il suo contributo è stato arricchito dalla toccante narrazione delle violenze subite, confluite nel suo ultimo libro: Storia di Dolores. Lettera ad un padre che non ho mai avuto, nel quale la filosofa racconta la sua storia di figlia oggetto di una violenza «psicologica, fisica e assistita». E protratta, anche in questo caso, fino al tentato omicidio.
Più tecnico, ma non meno importante, è stato l’intervento di Nadia Valli, Assessora del Comune di Palazzolo: un contributo istituzionale che, oltre a ricordare la diversa natura di tutte le componenti che compongono e collaborano con la Rete, ha sottolineato come la stessa sia «da considerarsi come una vera e propria opera pubblica, da proteggere e migliorare al pari di una qualsiasi altra infrastruttura. Perché non aiuta solo chi è in difficoltà ora, ma migliora il benessere delle generazioni future». A tal proposito Regione Lombardia con il suo sostegno ha permesso lo sviluppo della Rete in un territorio che, fino al 2017, ne risultava sprovvisto.
USCIRE DALLA VIOLENZA SI PUÒ
Tra i diversi soggetti anche Rete di Daphne, che con i suoi quattro sportelli disponibili h 24 (Iseo, Palazzolo, Chiari e Orzinuovi) assiste ogni anno una settantina di donne. Un servizio di accoglienza e ascolto, ma non solo, come spiega Sara Pezzola, psicologa della Rete: «Il percorso psicologico serve a far capire alle donne che non sono sole; ma oltre a parlare delle violenze e del passato serve per proiettarle nel futuro». Un altro servizio fondamentale è quello del sostegno legale, di cui racconta l’Avvocatessa Patrizia Ghizzoni: «Serve capire e far applicare le leggi che vadano bene per ogni caso specifico; l’avvocato vede infatti la donna dopo l’incontro con la psicologa, entro 48 ore dall’accoglienza, fornendo un supporto e spiegando lo svolgimento dei processi penali, delle separazioni e l’iter del Tribunale dei Minori per l’affidamento».
L’incontro si è concluso con un messaggio che la redazione di Valle Dell’Oglio Magazine condivide e si impegna a promuovere: «Ricordati sempre che la violenza si PUO’ prevenire, si DEVE CONTRASTARE, che NON SEI SOLA ma che c’è una RETE che ti sostiene».
Il numero verde nazionale e gratuito per chiedere aiuto in caso di violenza o stalking è il 1522.
Laureato in Economia Aziendale all’Università di Bergamo, scrive per passione e collabora con alcune riviste della provincia di Bergamo. Appassionato di sport e storie strane, con il collettivo di scrittori Gli Imbrattatori ha scritto la raccolta di racconti Lo Scirocco Dura Solo Tre Giorni.