Lo stile Liberty – chiamato anche Art Nouveau in Belgio e in Francia – ha caratterizzato l’architettura europea nei primi anni del Novecento. Sviluppatosi in linea teorica già a partire dal 1890, il Liberty prende a modello per le sue creazioni in modo diretto la natura, senza che ci sia l’intermediazione degli stili architettonici, che potrebbero influenzare in modo negativo la creatività dell’architetto.
Almeno all’inizio della sua teorizzazione e della sua elaborazione, questo nuovo linguaggio caratterizzò solamente l’architettura, andando a sfruttare i nuovi materiali che ormai si erano fatti strada nel mondo dell’edilizia: il vetro, il ferro e il cemento armato. In un secondo momento il nuovo linguaggio condizionò anche le arti minori, specialmente l’arredamento, passando anche dal mondo della moda, dalla grafica e dalla pubblicità.
Abbiamo tutti sentito parlare del Liberty: se andiamo in vacanza a Barcellona saranno tappa obbligata la Sagrada Familia o la Casa Batlló, costruzioni entrambe progettate dal catalano Antoni Gaudí, capace di declinare in un suo personalissimo linguaggio gli stilemi del Liberty europeo. Mentre restando in Italia non è possibile non citare Gino Coppedé, che realizzò un intero quartiere a Roma che oggi porta il suo nome o, per rimanere in terra orobica, i complessi di San Pellegrino Terme, realizzati fra il 1904 e il 1906 dall’architetto Romolo Squadrelli e che ancora adesso sono tra gli esempi più integri nel nostro territorio di questo linguaggio così particolare. Il Grand Hotel e il Casinò di San Pellegrino Terme non sono però gli unici esempi in Bergamasca del Liberty.
Villa Surre
Villa Passeri
Villa Faccanoni
A Sarnico, fra il 1907 e il 1912, i fratelli Pietro, Giuseppe e Luigi Faccanoni commissionarono tre villini sulle rive del lago (per le quali Sarnico si è candidata a Patrimonio dell’Unesco, come abbiamo raccontato nel nostro numero di febbraio 2019, Ndr), oltre che il mausoleo di famiglia, all’architetto milanese Giuseppe Sommaruga, considerato dalla critica il maggior esponente del Liberty milanese. Le ville, ossia quella progettata per Pietro (ora conosciuta come Villa Passeri) e quella progettata per Giuseppe (Villa Faccanoni), nonché quella più recente per Luigi (ora conosciuta come Villa Surre, dalla località in cui fu edificata) sono state realizzate come se fossero un’intera opera artistica, nel senso che l’architetto Sommaruga non si limitò a costruire solo gli spazi, ma disegnò di suo pugno i fregi che caratterizzano le pareti esterne, in stretta correlazione con gli elementi naturali che furono inseriti nelle cancellate, anch’esse disegnate dal Sommaruga. L’autore del progetto si era poi rivolto ad un unico fabbro, l’artigiano Alessandro Mazzucotelli, attivo in tutti i cantieri e chiamato, data la sua bravura, il mago del ferro. Giuseppe Sommaruga aveva poi progettato anche gli interni delle ville, curandone perfino gli arredi che non sempre si sono conservati: questo dettaglio è però molto interessante per capire quale fosse la sua idea di architettura, considerata al pari dell’opera d’arte nella sua completezza, curata fin nei minimi dettagli.
Mausoleo della Famiglia Faccanoni
Lo stesso rigore venne utilizzato nella progettazione del mausoleo di famiglia, che si impone per dimensioni nel piccolo cimitero cittadino: nessun elemento rimanda alla religiosità cristiana, ma la resa nelle pareti della disgregazione materiale serve a far riflettere sulla disgregazione fisica conseguenza della morte.
Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/