«Solo nel mio ufficio ci sono almeno una quarantina di nazionalità diverse. È una cosa che mi ha arricchito tantissimo: aprirsi al diverso sarebbe terapeutico, per tutti». E pensare che la chiacchierata con Antonella Passaro, trasferitasi a Hertogenbosch, in Olanda – un’ottantina di chilometri a sud di Amsterdam – è iniziata in maniera diametralmente opposta: «Sono nata a Chiari, ci ho studiato fino alle superiori e, tolti un paio d’anni di università a Milano, ci ho sempre vissuto. Mio marito è olandese, ma anche i miei due figli sono nati a Chiari».
Per provare a capire qualcosa in più, quindi, serve fare un passo indietro. «Dopo la Laurea in Economia Aziendale alla Bocconi sono stata assunta alla IBM, che all’epoca era come Google di oggi. Tuttavia la dimensione aziendale non permetteva grande crescita e, anzi, il contesto si rivelò poco stimolante: così mollai tutto per andare in un’azienda di quattro persone, fondata da mio fratello e dove, in pratica, era tutto da costruire». Un cambiamento, quello lavorativo, che per Antonella si rivela decisivo: «L’azienda cresce, al punto da essere acquisita da un gruppo internazionale. E al primo meeting io mi becco il classico colpo di fulmine per un collega olandese». Da qui in avanti con Joep ci sono alcuni anni a Chiari, fino a quando «le prospettive di una promozione per entrambi ci hanno spinto ad emigrare. Tutti quanti».
Un trasferimento in piena regola che, come racconta la stessa Antonella, non è stato esattamente una passeggiata. «Il primo anno è stato durissimo: mesi con pochissima luce, tanto freddo e senza nessun italiano attorno; un lavoro diverso dove tutto, chiaramente, era in inglese; per non parlare della lontananza dalla famiglia e dagli amici». Dopo i mesi difficili, però, arriva la luce: grazie alle amicizie, al lavoro che ingrana e forse anche grazie alla sua grande passione, la musica, vero filo conduttore della sua vita. Un’avventura nata a colpi di chitarra elettrica già in riva all’Oglio, con il rock italiano dei Soluzione Schum (gruppo anche di Omar Fantini, di cui parliamo in questo articolo, Ndr). Con loro ha suonato e scritto per quasi quindici anni «senza mai avere successo, ma divertendoci tantissimo» e proseguita anche in Olanda con i Crowded Closet: «cinque babbioni tra i 40 e i 50» con pezzi propri che oscillano tra il progressive e il rock alternativo.
Dopo le risate, però, Antonella torna ad essere seria, rimarcando quelle che ritiene essere le principali differenze tra i Paesi Bassi e l’Italia. In primis, in ambito lavorativo, con una maggiore attenzione al welfare e al «rispetto per la persona e per il suo tempo libero», ma non solo. «La cosa che più mi sorprende è la calma e la rilassatezza degli olandesi, uniti ad un senso civico che in Italia stiamo sempre più perdendo». Al momento, quindi, pare non essere in programma un rientro a Chiari: «Adesso sono Senior Strategy Manager (mi occupo della strategia aziendale a livello commerciale), ma da febbraio sarò responsabile della sostenibilità della mia azienda. Se entrambi dovessimo trovare un lavoro che ci offra altrettanto in termini di libertà, stimoli e chiaramente remunerazione, tornerei, ma è veramente difficile».
Laureato in Economia Aziendale all’Università di Bergamo, scrive per passione e collabora con alcune riviste della provincia di Bergamo. Appassionato di sport e storie strane, con il collettivo di scrittori Gli Imbrattatori ha scritto la raccolta di racconti Lo Scirocco Dura Solo Tre Giorni.