L’arrivo del nuovo anno sembra aver fatto sbarcare sui nostri schermi il grande talento di un attore di origini palazzolesi. Il suo nome è Massimo Zanuzzi e un docufilm che lo vede protagonista – L’italiano che inventò il cinema, diretto da Stefano Anselmi – è andato in onda su Rai Storia proprio a inizio gennaio (ndr: anno 2020). Il film, che ha ricevuto ottimi riscontri da pubblico e critica, parla della vicenda poco conosciuta di Filoteo Alberini: uno sperimentatore laziale impersonato da Zanuzzi stesso, che si dice abbia inventato il cinema un anno prima dei fratelli Lumière. «Sono entusiasta di quest’esperienza che è stata molto importante per me, soprattutto per la sua componente divulgativa – racconta l’attore, classe 1972 –. Sono riuscito a mettere la mia capacità attoriale in un prodotto che in realtà serve a raccontare l’immagine di un Italiano fondamentale per la storia del cinema: una storia che purtroppo conoscono solo in pochissimi esperti».
Zanuzzi si è trasferito a Roma in pianta stabile da circa otto anni proprio con l’intento di stare maggiormente a contatto con il prolifico scenario cinematografico che la capitale può offrire. «A consigliarmi di venire a vivere qui è stato il mio amico e maestro Danny Lemmo, attore americano membro dell’Actor Studio di New York – spiega Massimo –. Perché nonostante il mercato della recitazione sia saturo, la produzione avviene qui a Roma e quindi per ragioni logistiche, ma anche di colloquialità e di frequentazioni sociali, è preferibile per un attore essere fisicamente in questa città, che seppur caotica ti offre diverse possibilità in questo senso. Invece, per quanto riguarda il teatro, il panorama di Milano e Torino sembra essere più interessante».
Nel corso della sua decennale carriera, Massimo è riuscito a calcare sia i palcoscenici teatrali – partendo da quelli della provincia bresciana fino a quelli di rilievo nazionale – sia i set cinematografici, notando alcune differenze e alcune analogie tra i due diversi modi di approcciare la recitazione. «L’attore in quanto tale sa adattarsi ad entrambi i linguaggi. Il cinema, essendo un prodotto costruito in studio, può essere fatto e ricostruito a posteriori, mentre il teatro è dal vivo, quello che accade accade: ciò che l’attore mette in scena davanti al pubblico è quello che lui stesso vive in quel momento. Per quanto mi riguarda, il teatro riesce a darmi più adrenalina, mente nel cinema la cosa accattivante e stimolante è che puoi spingere il tuo perfezionismo al limite».
A Palazzolo Sull’Oglio ci torna abbastanza spesso e dimostra di conoscere molto bene come la città sia cambiata nel corso degli anni, soprattutto dal punto di vista cinematografico e teatrale. «Sono molto felice di sapere che il Teatro Sociale ora sia riaperto e stia vivendo un buon momento dopo diversi anni di chiusura: ne ho un bellissimo ricordo di quando lo frequentavo da spettatore nei primi anni Ottanta. Mi aveva rammaricato parecchio sapere che per lungo tempo a Palazzolo non vi era più nessun cinema, quando ai miei tempi ve n’erano addirittura quattro: ora, invece, sono felice di sapere che c’è (il Cinema Aurora, Ndr). Anche a Roma i cinema chiudono, soprattutto quelli di quartiere a discapito delle grandi multisala, ed essendo io amante e fruitore di cinema ho assistito a queste trasformazioni». Non a caso, per quanto riguarda i suoi progetti futuri, Massimo ammette che gli piacerebbe continuare con il cinema, ma parallelamente evidenzia l’importanza di una formazione continua, anche teatrale, per farsi trovare sempre pronto: magari per venire a recitare proprio sul palco del Teatro Sociale di Palazzolo «Magari, perché no? Se dovesse capitarmi l’occasione giusta tornerei molto volentieri per recitarvi: non chiudo le porte a niente».
TRA I SUOI MENTORI,GIAN BIANCHETTI EGIORGIO LOCATELLI
Massimo Zanuzzi nasce il 6 gennaio 1972 a Palazzolo sull’Oglio e trascorre i primi anni di vita in una casa a ridosso di piazza Roma. Già verso i 10 anni il piccolo Max inizia a manifestare una grande inclinazione per la recitazione per merito del regista teatrale Gian Bianchetti: amico di famiglia che lo introduce al teatro e gli insegna anche ad andare sui trampoli. Con Bianchetti prende parte alla compagnia teatrale della città e gli spettacoli da loro messi in scena si meritano qualche replica nel corso degli anni.
Poi per circa quindici anni Zanuzzi si prende un lungo periodo di pausa con la recitazione, in cui si concentra invece sul mondo della musica, diventando deejay e produttore musicale. È verso il 2005 che si riavvicina al teatro grazie al clarense Giorgio Locatelli che – con la sua Compagnia Ideateatro – gli permette di ri-innamorarsi, questa volta definitivamente, del palcoscenico.
Durante gli anni successivi inizia a studiare duramente al Campo Teatrale di Milano e nel frattempo fa la conoscenza del coach americano che gli cambierà la vita: Danny Lemmo. Diventa suo allievo prima e suo amico poi ed proprio lui a suggerirgli di trasferirsi a Roma: una scelta che ha fatto prendere il largo alla sua carriera nel mondo del cinema.
Giornalista pubblicista classe 1986, originario di Palazzolo sull’Oglio.
Laureato in Comunicazione di Massa e Nuovi Media all’Università di Bergamo. Per anni ha scritto della Franciacorta e della Valle dell’Oglio per un settimanale della provincia di Brescia. Appassionato di ciclismo, viaggi e fotografia.