Il 7 ottobre del 1571 le flotte spagnole, veneziane e papali sconfissero quelle ottomane a Lepanto, una località dell’Egeo. Con questa vittoria, l’avanzata turca verso occidente subì un drastico ridimensionamento, anche se molti storici hanno dimostrato che questa battaglia non fu poi così risolutiva. Da quel giorno, ad ogni modo, il 7 ottobre si festeggia la Madonna del Rosario, che secondo i cristiani avrebbe favorito lo schieramento di cui le truppe papali facevano parte. A governare queste convulse fasi storiche da Roma fu papa Pio V, al secolo Michele Ghisleri. E che c’entra con la Valle dell’Oglio? Semplice: è stato per alcuni anni Priore del convento di San Giacomo a Soncino.
Pio V dipinto all’interno della chiesa di San Giacomo di Soncino
Michele Ghisleri nacque nel 1504 in una località dell’Alessandrino (oggi chiamata Bosco Marengo per ricordare le battaglie napoleoniche avvenute nei pressi del suo territorio). La sua famiglia ha in realtà origini bolognesi, ma venne esiliata e riparò in Piemonte dopo alcune lotte intestine tra guelfi e ghibellini in area emiliana. A 14 anni il giovane Michele espresse il desiderio di entrare a far parte dell’Ordine Domenicano. Dopo una breve parentesi nei conventi di Voghera e Vigevano, venne notata la sua vivacità intellettuale e fu inviato a Bologna per affinare la sua formazione. Nel 1528 fu ordinato sacerdote e divenne presto docente di filosofia all’Università di Pavia. Agli incarichi d’insegnamento, Ghisleri associò quelli interni al suo ordine: guidò, per esempio, alcuni conventi a Vigevano e ad Alba.
La sua ascesa fu rapidissima, tanto che nel 1542 era già Superiore provinciale dell’Ordine per la Lombardia. A partire dallo stesso anno guidò i Tribunali dell’Inquisizione a Pavia, a Como e infine a Bergamo, dove portò a compimento un clamoroso processo per eresia contro il locale vescovo Vittore Soranzo, ottenendone l’allontanamento dall’incarico e la condanna (1551). Il caso ebbe un’eco mediatica incredibile anche per il Cinquecento, perché l’inflessibile Ghisleri spesso dovette riparare in Rocca a Urgnano – ospite della potente famiglia Albani – per sfuggire alle ire dei perseguitati credenti bergamaschi. Gli orobici, in effetti, intrattenevano frequenti contatti commerciali con i vicini elvetici, e talvolta, oltre alle merci, con gli svizzeri si scambiavano anche libri proibiti e idee religiose vicine al protestantesimo. Da qui l’intransigente comportamento di Ghisleri e la furia – che faceva notizia – a lui riservata dai mercanti e dalle famiglie più in vista di Città Alta.
Chiostro del convento di San Giacomo
Ghisleri non interruppe però gli impegni all’interno dell’Ordine Domenicano; fra il maggio 1548 e l’aprile del 1550 ricoprì l’incarico di Priore del convento di San Giacomo in Soncino – e non mancò, già che c’era, di servire l’Inquisizione cremonese. All’epoca il convento, uno degli edifici più grandi della città, era uno dei cuori pulsanti economici e culturali di Soncino. Abbracciando in pieno lo spirito più rigido e intransigente della Controriforma, Ghisleri avviò a pochi passi dalla Rocca una serie di modifiche nella vita conventuale. Infatti, per favorire la formazione del clero – uno dei punti cardine della Controriforma – venne ampliata e arricchita la biblioteca del convento, che per secoli fu un fiore all’occhiello della comunità soncinese: al momento della sua soppressione, a fine Settecento, conteneva 2.200 volumi. Sempre per accrescere il prestigio, l’influenza e l’attrattività del monastero, potenziò la farmacia e la formazione medica dei monaci, ampliando la coltivazione, l’uso e la conoscenza delle erbe officinali. I frati soncinesi destinati a svolgere il ruolo di farmacisti furono mandati a formarsi a Firenze: Soncino rifornì di preparati medici anche le città di Crema, Bergamo e Brescia. Mai come oggi siamo in grado di capire quanto lungimirante fosse questa operazione, in un’epoca storica in cui pesti ed epidemie endemiche falcidiavano periodicamente buona parte della popolazione.
Nel 1555Gian Pietro Carafa, il principale protettore di Ghisleri, venne eletto Papa, assumendo il nome di Paolo IV. Il nuovo successore di Pietro portò Michele Ghisleri ai vertici dell’Inquisizione: infatti, fu incaricato di supervisionare la creazione dell’Indice dei Libri Proibiti, fu nominato vescovo e infine cardinale. Nel 1566, con il decisivo appoggio di Carlo Borromeo, il conclave scelse proprio Ghisleri come nuovo Papa. Assunto il nome di Pio V, coltivò sempre stretti rapporti con il Tribunale dell’Inquisizione e con tutti gli ordini monastici. Il suo pontificato fu caratterizzato da slanci di modernità – fu particolarmente attento a opporsi alle violenze sugli animali, per esempio – e da misure ben più controverse, come l’istituzione del ghetto ebraico di Roma. In campo internazionale, promosse la costituzione della Lega Santa che nel 1571, con la battaglia di Lepanto (nell’attuale Grecia), arrestò temporaneamente l’espansionismo ottomano nel Mediterraneo. Molte raffigurazioni che lo riguardano, infatti, lo dipingono di fronte a una finestra dalla quale, narrano le leggende, ebbe una visione dello scontro navale.
Oggi a Soncino non restano molti segni tangibili del suo passaggio. La biblioteca è dispersa, delle erbe officinali da lui sponsorizzate non c’è nemmeno l’ombra. Il convento di San Giacomo ospita ancora dei lacerti di affresco e l’unica torre campanaria ettagonale in Italia, ma si tratta di punti di interesse che non devono la loro esistenza alla figura di Pio V. Nella volta della chiesa di San Giacomo, in effetti, c’è un dipinto che raffigura il pontefice cinquecentesco: qui però è semplicemente ritratto, in vesti papali, mentre un coro angelico lo trasporta in cielo. Forse, nell’immediato, la nomea del feroce inquisitore ebbe la meglio sulla fama che gli derivò dalla battaglia di Lepanto e dall’aver migliorato le condizioni sociali e culturali del borgo soncinate. Sia Soncino sia Urgnano comunque, nei loro Comuni, hanno una via dedicata a Pio V: a dimostrazione di come la Storia che è passata nei nostri borghi rimane ancora oggi impressa nei luoghi.