Il suo nome deriva dal suo storico coniglietto, nel 2015 ha pubblicato il primo fumetto per Shockdom e il disegno è da sempre parte integrante del suo DNA. Lei è Jessica Cioffi, in arte Loputyn: illustratrice e fumettista di 29 anni originaria di San Pancrazio che oggi lavora per molte case editrici producendo artbook, illustrazioni e graphic novels. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Brescia e l’Accademia Carrara di Bergamo, si è distinta con il suo tratto delicato e personale, conquistando quasi trecentomila follower tra Facebook e Instagram, attirando l’attenzione degli editori. E nonostante l’innegabile talento, parlando con lei e guardando il suo percorso, l’impressione è quella di una persona in costante evoluzione. In un anno fiorente per la sua opera, con la pubblicazione del secondo volume di Cotton Tales per Shockdom, le illustrazioni per il volume Perfide di Hop! Edizioni e quelle dei Tarocchi della Re-Belle Box (oltre alla partecipazione a fiere e collaborazioni), abbiamo fatto una chiacchierata con lei.
Quando hai capito che quello che fai poteva diventare la tua professione? In realtà mai, è stato un percorso graduale. Come molti ragazzi dell’artistico avrei sempre voluto fare la fumettista. I social sono diventati un punto di riferimento per gli editori che fanno scouting online, ma quando ho cominciato a pubblicare non lo sapevo. Lo facevo per me stessa. D’improvviso mi sono ritrovata con proposte da editori e ho capito che poteva diventare un lavoro. Sembra esserci una riscoperta dell’illustrazione e del fumetto. È un momento positivo. Credo abbia a che vedere con il fatto che la gente ha molto meno tempo e i fumetti rispondono alle sue esigenze. Dall’altro lato il fumetto ha cominciato anche a inserire temi più intimisti: è un mezzo che raggiunge tutti e gli editori cercano di sfruttarlo a livello comunicativo.
La tua arte affronta anche argomenti ritenuti tabù. Come coniughi questo aspetto con l’universo dei social? Qualsiasi argomento può potenzialmente scatenare polemica, a maggior ragione su certi temi. Già quando avevo un pubblico circoscritto trattavo tematiche inerenti all’universo umano e femminile, come le mestruazioni. Allargandosi, la gente ha cominciato a considerare problematiche cose che prima non scatenavano nessun tipo di reazione. Questo mi ha aiutato a prendere una misura del mondo che ho attorno e ho capito di poter usare il mezzo a mio vantaggio. I dibattiti sono un’opportunità di instaurare un discorso costruttivo, che manifesta un bisogno di approfondimento: l’arte è un mezzo che deve creare questa interazione.
Una delle suggestive illustrazioni di Loputyn
Cosa vorresti fare in futuro? Se dovessi scegliere preferisco il campo dell’illustrazione: come il fumetto racconta una storia, ma senza le parole, condensandola in una sola immagine. Mi piace perché è meno didascalica. In ogni caso mi divertono entrambi.
Hai progetti in corso? Sto ideando un nuovo progetto con Hop! e ho altre cose in serbo, ma non posso ancora parlarne.
C’è ancora chi non capisce che quello dell’illustratore non è un hobby, ma un lavoro? Mio nonno è il primo! (ride, Ndr). Generalmente a prendere sottogamba questa professione sono le persone che non lavorano nell’ambito creativo: credo sia una questione di incomprensione. Un libro mi richiede anche quattro o cinque mesi di lavoro e nonostante questo a volte finisco col non arricchirlo di dettagli che invece avrei voluto inserire.
Quindi perfino tu talvolta sei insoddisfatta dei tuoi lavori? Credo sia la base per migliorarsi sempre.
Classe 1991, laureata in Comunicazione, Informazione ed Editoria all’Università di Bergamo. Collabora come copywriter e scrive per il magazine online Eppen dove si occupa di outdoor e tempo libero. Gattara senza speranza, tra le cose che ama annovera la fotografia, il trekking e i giochi da tavolo.