Lorenzo Lotto ha lasciato in terra bergamasca assoluti capolavori, testimonianza di quel linguaggio artistico di confine che si era andato a costituire nelle parti più occidentali dello Stato da Terra della Repubblica di Venezia.
San Giorgio uccide il Drago – Lorenzo Lotto
Nato nella capitale della Serenissima nel 1480, fu nella città lagunare che il giovane Lotto apprese i primi rudimenti della pittura: Vasari, nelle sue Vite, lo indicò come allievo di Giovanni Bellini e l’aver studiato a lungo le opere di questo grande artista lo accomuna a moltissimi artisti a lui contemporanei, come Giorgione e Tiziano. Come altri artisti non solo veneziani, Lorenzo Lotto entrò presto in contatto con la pittura tedesca, conosciuta tramite le incisioni che si potevano trovare facilmente anche nel Nord Italia, ma soprattutto grazie alla presenza a Venezia di Albrecht Dűrer. All’artista tedesco, considerato dalla critica il massimo rappresentante della pittura rinascimentale germanica, era stato commissionata nel 1506 la famosissima Festa del Rosario, ora a Praga, e la possibilità di studiare dal vivo un dipinto del grande maestro venne sicuramente colta dal Lotto e da altri giovani artisti come lui, facendo tesoro dell’esperienza.
Fra il 1513, anno di commissione della Pala Martinengo, e il 1525, anno in cui venne realizzata la decorazione di Credaro, Lorenzo Lotto fu a Bergamo, inframezzando questo suo lungo soggiorno con dei viaggi a Roma e nelle Marche. L’ambiente lagunare era ormai stato monopolizzato da Tiziano e l’incapacità di mediare sia in ambito artistico, sia in ambito personale del Lotto lo portò a spostarsi verso il confine dello Stato, dove poteva godere di maggiore libertà di espressione. Oltre alla già citata Pala Martinengo, oggi conservata nella chiesa di San Bartolomeo in Città Bassa, bisogna ricordare la Pala di Santo Spirito del 1521 nell’omonima chiesa sempre in città; la Pala di San Bernardino, coeva; i disegni preparatori delle tarsie del coro di Santa Maria Maggiore, realizzati fra il 1522 e il 1532; e gli affreschi in San Michele al Pozzo Bianco del 1525, solo per citarne alcuni.
L’opera del maestro non si esaurisce però solo a Bergamo: si ricorda infatti il Polittico dei Santi Alessandro e Vincenzo del 1522, nella chiesa dedicata ai due santi a Ponteranica e gli affreschi dell’Oratorio Suardi a Trescore Balneario, commissionati nel 1524 da Giovan Battista e Maffeo Suardi per la loro cappella privata. Ma è nel 1525 che il grande artista operò proprio nella Valle dell’Oglio, precisamente nella chiesa di San Giorgio a Credaro, dove realizzò il San Giorgio che uccide il Drago sull’arcata dell’altare maggiore e la Natività con i Santi Rocco e Sebastiano all’interno dell’omonima cappella. Accanto alla scena evangelica, il nostro decise di rappresentare i due santi che venivano invocati in occasione delle pestilenze ed entrambi non sono semplici spettatori di quanto avviene sotto i loro occhi: essi sembrano partecipare, parlando direttamente con la Vergine e San Giuseppe. La scena, libera da decorazioni marcate, risulta essere molto intima e familiare, prossima alla quotidianità dei fedeli di Credaro. Si tratta dell’ultimo lavoro che l’artista lagunare lascerà in territorio bergamasco: ormai sempre più irrequieto, Lotto partì per Loreto, mantenendo comunque i contatti con la città che lo aveva accolto una decina d’anni prima.
Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/