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STORIA E LEGGENDA SI TOCCANO AL SAGRATO DEI DEFUNTI: OPERA ‘SEPOLTA’ DA NAPOLEONE

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C’è stato un tempo in cui i nostri defunti venivano seppelliti all’interno degli edifici sacri o nelle loro immediate vicinanze: molto spesso, adesso, quando si rendono necessari dei lavori di manutenzione nelle chiese o di risistemazione dei sagrati, si trovano sepolture antiche, a volte di epoca medievale. Si tratta di scoperte utili a ricostruire come l’essere umano, da sempre terrorizzato dalla morte, affrontava questo difficile passaggio. È interessante notare che allora la morte era considerata una compresenza della vita, forse anche a causa dell’alto tasso di mortalità che caratterizzava il passato, mentre adesso i cimiteri si trovano fuori dai centri urbani e nessuno si sognerebbe mai di ripristinare l’uso medievale di seppellire i defunti in centro città.

Veduta aerea del Sagrato

Questo cambio di rotta lo si deve a Napoleone che con l’Editto di Saint Cloud – emanato nel 1804 ed esteso al Regno d’Italia nel 1806 – imponeva che le sepolture dovessero essere situate al di fuori dei centri abitati in luoghi areati e soleggiati e che le tombe dovessero essere tutte uguali, in modo da evitare distinzioni fra i defunti. Napoleone non inventò niente di nuovo: già i Romani sceglievano per le loro necropoli luoghi che fossero esterni ai centri abitati. Ma l’imposizione delle nuove pratiche relative alla sepoltura dei defunti andò a colpire duramente la piccola comunità di Borgo San Giacomo, che giusto qualche anno prima aveva terminato la costruzione di un nuovo cimitero poco distante da quello più antico, costruito a ridosso della chiesa parrocchiale

Raccontano le fonti che il vecchio cimitero, cui si accedeva solo entrando in chiesa, era soggetto ad infiltrazioni di acqua, era angusto e spesso, durante la stagione calda, dai loculi si sprigionavano odori nauseabondi, causati dalla decomposizione dei cadaveri, che rendevano impossibile la partecipazione alle funzioni liturgiche. Pertanto i rappresentanti della comunità gabianese chiesero in diversi dispacci alla Repubblica di Venezia la possibilità di edificare un nuovo camposanto, che venne concluso nel 1777.  Il cosiddetto Sagrato – oggi ovviamente non più utilizzato nella sua primaria funzione, ma ancora tenuto in grande considerazione dai cittadini gabianesi – è un edificio davvero unico nella zona e non solo: per cercare una struttura simile bisogna arrivare addirittura a Milano, dove si trova la Rotonda della Besana, complesso costituito dalla chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri che si erge al centro di un’area delimitata da un lungo porticato chiuso. Anche a Borgo San Giacomo venne costruito un chiostro in muratura con una cappella centrale e la facciata del nuovo cimitero è rivolta alla strada maestra: quando nel 1806 tale luogo non fu più idoneo, i Gabianesi scelsero come nuovo cimitero l’area attorno all’antica chiesa di San Genesio, lungo la strada per Quinzano d’Oglio.

Chiesa di San Genesio

Il Sagrato è sempre stato un luogo misterioso: già Dario Ghirardi in Borgo San Giacomo e la sua storia allude ad una leggenda che vede protagonista il cadavere di un prete, seppellito seduto su uno scranno all’interno del Sagrato. Questa storia è stata poi ripresa da Marco di Giaimo e da Giuseppe Bono ne Il segreto del vecchio cimitero: romanzo horror che prende spunto da questa leggenda.

PHOTOCREDIT: 

  • Chiesa di San Genesio: Alberto Barcellari
  • Sagrato: gruppo pubblico Facebook: Borgo S. Giacomo, la sua comunità e la sua storia

Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/

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