Ci sono esperienze di vita che segnano l’essere umano più di quanto si possa anche solo immaginare. Ci sono persone che purtroppo non ce la fanno, qualcuno si arrende o si isola in se stesso. Ci sono però sempre più persone che invece traggono coraggio dalle sfide che la vita sottopone loro e si impegnano per diffondere il loro messaggio. Uno di questi è senza dubbio il 48enne clarense Ersilio Ambrosini, colpito da un cancro a soli vent’anni e oggi impegnato nello sport e nella diffusione della conoscenza dei tumori ossei attraverso il suo Team Life.
Cosa le ha lasciato l’esperienza della malattia e come ha condizionato la sua vita negli anni successivi? Nel 1992 avevo ventun’anni e conducevo una quotidianità spensierata e tranquilla. Un giorno, dopo un po’ di febbre e dolori sciatici, mi è stato diagnosticato un tumore maligno alle parti molli e un Sarcoma di Edwing con un cinque percento di probabilità di vita. Il calvario è stato lungo quasi tre anni, ma con il sostegno della mia famiglia e le cure specifiche al centro Rizzoli di Bologna – chemio e radioterapia, operazioni, attaccato a una flebo per giornate intere – sono rinato. Oggi ho 48 anni, una moglie, allora fidanzata, un’adorabile figlia di otto anni ed il forte desiderio di poter dare un concreto messaggio a chi si trova nella mia situazione: non mollare mai!
Quando ha cominciato a fare sport? E quali sono i motivi che la portano ad allenarsi, a partecipare alle gare? La malattia mi ha lasciato deficit fisici perché ho una gamba priva di forza che utilizzo solo per l’equilibrio, però ho un’irrefrenabile voglia di vivere e una sensazione di immortalità che mi spinge a mettermi in sana competizione. Adoro andare in mountain bike. L’anno scorso, con il sostegno di Roberto Elli, ho partecipato alla gara Hero in Val Gardena e nella mia testa sono nati tanti sogni e progetti per aiutare gli altri.
Come è nata la collaborazione col Rizzoli di Bologna e in cosa consiste in concreto? L’estate scorsa ho rincontrato un amico d’infanzia, Claudio Lazzaroni. Entrambi amiamo la mountain bike e la sensazione di libertà che ci pervade quando saliamo in sella e percorriamo sterrati e vette impervie. Abbiamo così deciso di fondare il Team Life che si fonda su divertimento, libertà e beneficenza. Abbiamo pensato di aiutare il centro Rizzoli di Bologna con l’Associazione Mario Campanacci per lo studio e la cura dei tumori muscolo-scheletrici. Il progetto consiste nell’informare e sensibilizzare i genitori sul tema, visto che i più colpiti sono gli adolescenti. Abbiamo creato un blog, partecipato alla 24 Ore di Finale Ligure, alla Hero e alla Monte Rosa Prestige cercando di sensibilizzare le persone e raccogliere donazioni.
Quali speranze per il futuro? Io sono disabile, ma libero di vivere. La vita dopo la malattia è stata dura, con la paura di morire e di essere ignorato. Poi ho reagito e da due anni gareggio con una gamba e mi alleno almeno quattro volte alla settimana: faccio gare con gente normalissima ed il mio obiettivo è finire la gara e arrivare penultimo. Il mio sogno è dare grinta a chi è invalido come me e spero che con Team Life offriremo un punto di riferimento ai genitori in difficoltà contro questi tumori muscolari e ossei difficili da diagnosticare: vorremmo essere un riferimento nel Bresciano. Perciò durante l’anno facciamo gare e soprattutto organizziamo eventi per la raccolta di fondi per la ricerca. Mi auguro che la fortuna e la tenacia che ho avuto io l’abbiano anche gli altri ragazzi nelle mie condizioni: le cure sono durissime, ci vuole anche fortuna. Ho promesso che sportivamente parlando l’anno prossimo farò ancora tre gare estreme e durissime.
Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.