«È stato un fenomeno che ha mobilitato un territorio: Palosco era all’avanguardia, è partito dalla scuola ed ha creato sinergie con le famiglie e il territorio». Pierluigi Castelli attacca così il racconto sul fenomeno Daidalos, centro di educazione permanente e omonimo gruppo di teatro che tra il 1984 e il 2004 ha portato alla creazione di spettacoli portati anche in rassegne a livello internazionale. E probabilmente nessuno meglio di lui può raccontare il fenomeno: 42 anni alla scuola di Palosco come insegnante prima, e come vicepreside vicario poi, nonché regista teatrale, di Daidalos è stato fondatore e direttore artistico: «E, ci tengo a sottolinearlo, mai presidente: la presidenza è sempre stata, per scelta, in mano ad un genitore, proprio per via di questa forte sinergia».
Ma cosa è stato Daidalos? «Ha significato gruppi teatrali di livello internazionale ospitati nelle case. Non parliamo, quindi, del gruppo teatrale della scuola che mira al classico saggio di fine anno: parliamo di compagnie danesi, sudamericane, spagnole, greche o rumene arrivate a Palosco; professionisti, studiosi che partecipano a scambi, seminari e convegni: un teatro di ricerca, d’avanguardia, di cui il corpo è la parte centrale e ispirato ai grandi maestri del Novecento come Eugenio Barba». E proprio al maestro brindisino, a sua volta maestro ed amico di Grotowski (figura di spicco dell’avanguardia teatrale del secolo scorso) è legato uno dei momenti più emozionanti per Castelli: «Il teatro, insieme alla scuola, sono il centro della mia vita, per cui i momenti da ricordare sono infiniti. Ma quando ci siamo ritrovati ad avere a Palosco un maestro di livello mondiale, la persona da cui è nato tutto, è stato indimenticabile».
Viene quindi spontaneo chiedere come questa fortissima relazione tra scuola, territorio e famiglie sia nata proprio qui, ma anche su questa cosa Pierluigi ha pochi dubbi: «Perché erano gli anni Settanta e a Palosco c’era Livia Giustozzi come Direttore didattico: ha creato la prima scuola a tempo pieno della Provincia e ci ha portato sperimentazione, laboratori didattici e audiovisivi quando in giro non si andava oltre al libro di testo. Era un modo di fare scuola da amare o da cui scappare: credo di poter dire che l’80 percento degli insegnanti lo abbia amato».
Più la chiacchierata prosegue e più si intuisce che per capire esattamente cosa abbia rappresentato Daidalos ci vorrebbero giorni interi; eppure basta dare una sbirciata in rete per vedere che sul fenomeno hanno scritto una decina di tesi universitarie in tutta Italia, con relatori del calibro, tra gli altri, di Cesare Scurati, Luigi Allegri (uno dei biografi di Dario Fo) e di Walter Fornasa, peraltro anche lui insegnante a Palosco prima di prendere la via dell’università. E il circolo virtuoso continua a produrre i suoi effetti. «Mi ha segnato la vita. E nell’attività attuale con Arhat Teatro, creata con Samuele Farina, mio attore, come prima cosa ci siamo messi in relazione col territorio che ci circonda. E invitato il gruppo Caro Teatro di Palosco».