Dal concerto come gruppo spalla dei Deep Purple fino alle collaborazioni con dei grandi della musica italiana come Vincenzo Zitello e Lino Vairetti. Dalla consacrazione tra le stelle della progressive rock mondiale ai lavori con gli artisti locali della sua Calcio. L’affascinante parabola artistica di Alfio Costa, musicista e compositore, si può riassumere così.
La storia comincia con il più classico dei c’era una volta. C’era una volta un adolescente a cui piacevano i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Pink Floyd: questo adolescente si innamora di uno degli strumenti cardine di quel periodo, le tastiere. E comincia a suonarle: «Ero un pessimo studente – confessa Costa – sebbene abbia cominciato ad avere a che fare con i tasti bianchi e neri fin da quando avevo dieci anni. Alla teoria preferivo certamente la pratica». Alla fine degli anni Settanta calca i primi palchi: «All’epoca c’erano tanti locali, tanti luoghi dove si poteva fare della musica live, magari anche musica propria. Suonavamo tantissimo, avevamo concerti anche due volte a settimana». Già, perché l’idea di è sempre stata quella di dare voce ai propri pensieri e alle proprie emozioni attraverso Costa la musica. E nel 1985 si comincia a fare sul serio: nascono i Prowlers, band composta tra gli altri dalla frontwoman Laura Mombrini e dal chitarrista (e commerciante calcense) Stefano Piazzi. Ci vogliono otto anni e l’interessamento di Mauro Moroni della Mellow Records per vedere il primo disco, Morgana. Il secondo album è già un doppio CD, il terzo disco – Sweet Metamorfosi – fa il giro del mondo: «Ha avuto successo soprattutto in Giappone: lì amano la nostra cultura e la nostra lingua». Infatti, a dispetto di tutti i luoghi comuni, i Prowlers incidono i loro dischi progressive prevalentemente nella lingua di Dante.
E mentre i Prowlers sono in cerca di nuove ispirazioni, Alfio non si ferma. Con il fratello Flavio dà avvio ai Tilion – gruppo che nel 1999 fa da spalla ai Deep Purple in concerto niente meno che a Pontoglio – che all’attivo ha tre dischi e vanta collaborazioni fin nell’Europa scandinava. Infine, il terzo progetto parallelo è quello dei Daal: un gruppo altamente sperimentale in cui Costa collabora con Davide Guidoni. «Qui a ispirarci sono soprattutto i Pink Floyd con le loro sonorità – ammette Alfio –. Il primo disco è dedicato a Richard Wright, il loro tastierista».
Ben presto, i contatti e la musica dei Prowlers e di Alfio fanno breccia. Li nota dalla fine degli anni Novanta il polistrumentista Vincenzo Zitello, artista di fama internazionale. Costa collabora con lui in vari album: da Atlas del 2007 fino al recentissimo Anima mundi, un concept album dedicato ai tarocchi. Nel 2018 l’ultima grande soddisfazione: l’album Decalogue of darkness dei Daal viene votato dal sito specialistico ProgArchives come secondo migliore lavoro mondiale edito nel 2018.
La rete di collaborazioni innescata da Costa, però, non è solo globale: un occhio puntato sul territorio non manca mai. Infatti, i Prowlers hanno dedicato il loro ultimo album Navigli riflessi a temi ambientali e nell’ambito della Settimana della Cultura di Calcio sono riusciti a coinvolgere un’altra figura chiave del progressive italiano, Lino Vairetti degli Osanna. Mentre le copertine degli album dei Prowlers sono disegnate dalla mamma di Alfio, pittrice, e gli interni si avvalgono delle collaborazioni con i fotografi calcensi Michela Ghidini e Roberto Romagnosi. Inoltre, a Piacenza nella cornice di Palazzo Farnese, hanno introdotto uno spettacolo dell’attrice uraghese Marta Ossoli. «Per il progetto Fufluns con Simone Cecchini, sto registrando proprio in questi giorni un lavoro dedicato a un ciclo scultoreo di Beppe Corna, uno degli autori dei Muri Dipinti di Calcio». Insomma, un vero e proprio filo rosso musicale tra il suo paese e il mondo.