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La luminosità e la bellezza della chiesa di San Giorgio tornano alla luce grazie ai lavori di restauro

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La chiesa parrocchiale di Capriolo, dedicata a San Giorgio, è stata sottoposta recentemente ad un lavoro di restauro molto importante che sta riportando alla luce il suo aspetto originario. Questo restauro, promosso dall’attuale parroco don Agostino Bagliani, è stato diviso in stralci ed attualmente sono stati terminati i lavori nella zona del presbiterio, del transetto e della navata centrale; ad oggi le restauratrici sono impegnate nella pulitura della navata laterale sinistra ed in un secondo momento si occuperanno della navata laterale destra. 

Non sono mancate delle sorprese, come la riscoperta di un affresco rappresentante il Battesimo di Gesù nella prima cappella a sinistra, a testimoniare che il fonte battesimale prima si trovava in quel luogo. Oltre alla riscoperta della delicatissima decorazione a secco della seconda cappella e degli stucchi settecenteschi, tutti diversi tra loro perché modellati artigianalmente, che decorano gli archi delle cappelle. 
Infatti, secondo un progetto iconografico ben preciso, queste decorazioni in stucco (dorate o colorate) erano in stretta relazione con l’altare che si trovava sotto l’arco stesso: i piccoli affreschi posti sopra gli archi, così come il contenuto dei cartigli che sono stati ripuliti dalla pittura lavabile, riportano delle simbologie e delle massime che per essere compresi fino in fondo rimandano all’altare sottostante. La decodificazione dei cartigli e delle immagini affrescate può essere molto utile agli storici per ricostruire i vari riassetti che hanno caratterizzato la chiesa nel corso dei secoli. 
Inoltre, questo restauro si pone come obiettivo la rimozione della pittura lavabile grigia che a cavallo degli anni Settanta aveva ricoperto tutti gli interni: un grigio che non solo aveva alterato l’omogeneità che si era data durante i lavori del primo Novecento, ma appesantiva e rabbuiava l’interno della chiesa. Ora, togliendo lo strato di pittura lavabile non traspirante, l’interno ci ha guadagnato in luminosità, riscoprendo dei toni sul verdognolo tipicamente settecenteschi che vanno ad alleggerire notevolmente la decorazione. 

Fasi e mappa del restauro

Del resto, come moltissimi edifici, anche la chiesa di San Giorgio risulta essere la somma di diversi ampliamenti resisi necessari nel corso dei secoli, a causa dell’aumento della popolazione capriolese. Infatti, la prima costruzione in questa zona del paese – sul declivio del colle sul quale sorge il Castello – risalirebbe al XIII secolo e inizialmente questo piccolo oratorio non aveva la funzione di chiesa parrocchiale, che era invece espletata dalla chiesa dedicata ai Santi milanesi Gervasio e Protasio, sorta in prossimità del Castello stesso. Infatti, la chiesa di San Giorgio era molto più piccola dell’attuale: era sprovvista delle navate laterali, e mancavano totalmente sia il transetto (cioè la navata che va ad incrociarsi con quella principale in modo da creare una croce), sia l’area del presbiterio, oltre a parte della chiesa retrostante l’altare e destinata solamente al clero. 

Stucchi colorati a decorazione dell’arco

Fu nel 1892 che don Luigi Minelli, parroco di Capriolo, promosse un progetto di massima che aveva lo scopo di aumentare le dimensioni della chiesa, inizialmente costruendo le navate laterali e allungando di poco l’edificio. Nel 1912 il progetto venne terminato dal successore don Pietro Libretti con l’aggiunta dell’attuale transetto e zona presbiteriale, andando di fatto a raddoppiare la lunghezza della chiesa.
Tutt’ora, la chiesa parrocchiale conserva opere di grandissimo valore artistico: fra le tante degno di nota ci sono sicuramente il Risorto, sull’altare del Santissimo, dipinto dal pittore bresciano Romanino nel 1525 circa, e il Martirio dei Santi Gervasio e Protasio del pittore lodigiano Callisto Piazza, ritenuta per molto tempo opera del grande artista veneziano Tiziano.

(PHOTOCREDIT: https://www.facebook.com/restaurochiesasangiorgio/)

Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/

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