Esattamente 65 anni fa, il 31 luglio 1954, l’Italia metteva a segno un’impresa destinata non solo a fare storia, ma anche a diventare per la nostra Penisola l’equivalente terreno di quello che fu per l’URSS il primo uomo nello spazio e per gli USA l’allunaggio. La spedizione dei nostri connazionali guidati da Ardito Desio, nelle persone di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, quel giorno raggiunse la vetta del K2: la seconda più alta del mondo dopo l’Everest, ma secondo moltissimi alpinisti esperti – Messner compreso – la più difficile in assoluto da scalare. Benissimo, ma cosa ha a che fare questa pur straordinaria ricorrenza con la Valle dell’Oglio?
Apparentemente nulla, ma nell’ultimo anno è stata fatta una scoperta sensazionale: se la spedizione di Desio ha potuto sopportare le condizioni climatiche ben oltre gli ottomila metri di altitudine è stato anche grazie alle cerniere Lampodella ditta Lanfranchi di Palazzolo. Assurdo? Per niente. A testimoniarlo ci sono infatti le tende che sono state usate dai tredici alpinisti italiani, più i dieci hunza (membri della popolazione Buruscio del Pakistan settentrionale, Ndr), i due pakistani e i cinque ricercatori tra geologi, medici, paleontologi, geofisici e topografi.
La ricerca che ha portato a questa scoperta è partita proprio da questo particolare che riguarda i produttori delle tende che hanno accompagnato la spedizione, prodotte dalla ditta che all’epoca era la più nota e affidabile per gli usi alpinistici (ma nel Ventennio anche coloniali), la Moretti di Milano. Se Desio e suoi avevano scelto proprio le Moretti era perché rappresentavano il top della strumentazione e di conseguenza utilizzavano i migliori componenti all’epoca presenti sul mercato. Tra questi, naturalmente, figurava anche la Lanfranchi, che all’epoca era già una ditta tra le migliori in Italia.
Il Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi-CAI di Torino conserva la prova di tutto ciò, ossia le storiche tende che furono le migliori amiche della spedizione che portò il K2 ad essere definito la montagna degli italiani. In particolare, vi è esposta la tenda del pernottamento al Campo IX, posto ad almeno 8.050 metri, l’ultimo prima del raggiungimento della vetta. Proprio per soddisfare la curiosità palazzolese, i Lanfranchi hanno chiesto al vicedirettore del museo le fotografie della cerniera, dalle quali è evidente il segno della mitica Lampo. Anche un anziano dipendente ricorda che furono commissionate cerniere più robuste e affidabili possibili proprio per il K2, cosa peraltro confermata dall’ingegner Guido Lanfranchi, così come spiegato in una nota diffusa sul sito internet aziendale.
Il pensiero che a tenere al riparo dalla neve, dal vento e dai -50 gradi i vari Compagnoni, Lacedelli e Bonatti furono proprio le cerniere Lampo è suggestivo. Immaginarli lì, su quella vetta, mentre aprono e chiudono le tende e si augurano di portare a termine una missione quasi impossibile, sospesi tra la vita e la morte, può mettere i brividi, ma anche riempire di entusiasmo. E, naturalmente, di orgoglio per Palazzolo e la sua gloriosa storia industriale.
Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.