La storia è costellata di enfant prodige, precoci talenti che hanno brillato in certi campi. Ma una volta tanto il genio emerge dal regno animale. Come catalogare una cagnolina capace di leggere, scrivere e contare?
Di fronte a simili fenomeni gli esperti del settore parlano di animali sapienti: creature che possono imitare, in una certa misura, le abilità razionali tipiche dell’uomo. Ma la piccola Lady Peg, per la storia di Chiari, ha significato qualcosa di più di un’imitatrice pelosa ben ammaestrata. Visse da protagonista negli anni Cinquanta, attirando la curiosità mediatica degna di una star. Basti pensare alla sua conduzione da parte di Enzo Tortora sul palcoscenico di Firenze e le molteplice riprese della Rai. Nemmeno uno scrittore come Dino Buzzati potè fare a meno di scorgere qualcosa di straordinario nei suoi «terribili occhi».
Tutto ebbe inizio nell’estate 1949, quando questa barboncina francese di media taglia e dal manto nero, all’età di due mesi venne regalata a Ines Corridori, gentildonna di buona famiglia, che trascorre le sue giornate tra la sua villa clarense in stile Liberty e un appartamento sulla riviera ligure.
Il primo sprazzo di intelligenza canina avvenne durante una notte. «Ma lo sai Peg che non bisogna voltare le spalle?», chiese Ines alla cucciola che si era infilata sotto le lenzuola del letto e per di più con fare maleducato. Una doppia violazione dell’etichetta che la barboncina sembrò capire, dal momento che rivoltò immediatamente la posizione. Con un misto di stupore e dubbio, Ines cominciò a interrogarsi circa la natura di quell’episodio: coincidenza o reazione consapevole?
La convivenza quotidiana le permise di osservare con maggiore attenzione le caratteristiche di quella barboncina. Caratteristiche fuori dal comune, che nel tempo saldarono un’amicizia profonda e speciale. «Peg è molto più intelligente di me perchè mi capisce sempre», disse Ines a distanza di anni parlando con alcuni studiosi. E tale singolarità, sebbene assorbita nella normalità di casa Corridori, trovò ulteriori conferme grazie alla sfida, per così dire, con un altro cane prodigio che aveva imparato a risolvere problemini e comporre parole facili con dei cartoncini. L’idea piacque così tanto a Ines che, convinta della superiorità di Peg, fece preparare a sua volta dei cartoncini con lettere e numeri.
Come scrisse Elizabeth Mann (figlia del più noto romanziere Thomas) in un articolo sull’Europeo: «Per Peggy fu la fine della beata infanzia di cucciolo. Ora incominciava la scuola. Il gioco diventò lavoro e l’amore per la padrona pretese disciplina e nuove responsabilità». Nel giro di un anno e mezzo, la barboncina apprese come coniugare i verbi, declinare nomi, scrivere intere frasi e svolgere operazioni. Ipotesi sul perché della genialità di Lady Peg? Allora solo due: un legame telepatico con la signora Ines, oppure che la cagnolina fosse la reincarnazione di una donna tedesca di Hannover.
Ad ogni modo, nessuno degli studiosi espresse un giudizio definitivo su questa barboncina, scomparsa il 25 agosto 1963 sulle ginocchia della maestra-amica di sempre. Tutto ciò che resta di lei è conservato nella Fondazione Morcelli Repossi e raccolto nel saggio Lady Peg. Vita di una cagnolina prodigio di Andrea Biscarò.