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Storie D'Oglio

È nato il centro «L’Ulivo di Carla»: casa famiglia che accoglie ragazzi e genitori in condizioni di fragilità

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«Avere un posto dove andare è una casa, avere qualcuno da amare è una famiglia. Avere entrambi è una benedizione». L’Ulivo di Carla, il centro diurno di Sarnico che accoglie ragazzi e genitori del territorio in condizioni di fragilità, è nato con questa filosofia. L’hanno voluto e realizzato in tanti: i Servizi sociali dell’Ambito Basso Sebino, le undici Amministrazioni comunali locali, la parrocchia di Sarnico e la cooperativa Il Cantiere che gestisce il servizio.
Il centro è in ricordo di Carla Casati, omaggiata per il suo impegno sociale, e offre un punto di riferimento alle famiglie in difficoltà socio-educativa con lo scopo di assicurare il benessere e lo sviluppo sereno dei bambini. La casa famiglia è stata inaugurata lo scorso aprile, ma la sua attività è iniziata un anno e mezzo prima negli spazi del Gruppo Scout all’Oratorio. In seguito la Parrocchia ha messo a disposizione un appartamento di sua proprietà che, una volta ristrutturato, ha dato il via al progetto.

Spiega il responsabile della cooperativa Pietro Manfredi: «L’ulivo di Carla è un luogo pensato e voluto come un’altra casa dove i ragazzi possono sentirsi accolti e stare bene, e i genitori sperimentare comportamenti e modelli relazionali più adatti alle esigenze di crescita dei loro figli. Siamo convinti che le famiglie con fragilità anche importanti, se supportate in modo adeguato nel loro compito genitoriale, riescono a mantenere una relazione positiva con i figli e ad attivare le risorse per accudirli ed educarli». La struttura può ospitare fino a dieci bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni, dall’ora del pranzo alle sette di sera durante l’anno scolastico e da mattina a sera durante le vacanze. La richiesta viene fatta dal Tribunale dei Minori, dai Servizi sociali del Distretto e, in alcuni casi, dalle stesse famiglie. Tutti sono coinvolti nel progetto di aiuto.

Gli educatori (sono tre che talvolta si alternano) vanno a prendere a scuola i ragazzi e li portano al centro dove pranzano, aiutano a sparecchiare, svolgono i compiti e alcune attività che li stimolano nel loro percorso di maturazione. Alle sei del pomeriggio vengono accompagnati a casa. Talvolta vengono previsti anche interventi a casa dei ragazzi per dare un aiuto ai genitori che hanno altri figli. «In questo anno e mezzo abbiamo ospitato dieci ragazzini e affiancato altrettante famiglie – racconta Manfredi –. Il nostro intento è di accogliere l’intero nucleo famigliare e aiutare a rinsaldare legami che per qualche motivo si sono deteriorati. Per questo incontriamo i genitori e ci impegniamo a promuovere momenti collettivi di incontro e dialogo tra loro».
Il centro aiuta anche le famiglie a costruire relazioni e legami nella loro comunità: «Cerchiamo di avvicinarle alle associazioni del paese per scongiurare la possibilità che i bambini debbano essere affidati a realtà di accoglienza».

È nata e cresciuta a Lovere, ma vive a Credaro. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha iniziato a scrivere di cucina e vino come collaboratrice di Luigi Veronelli. Oggi è redattrice per due giornali di Bergamo, addetta stampa e autrice di testi per il web. Le piace raccontare progetti e storie belle. Passioni da sempre, musica, libri e cani. A partire da un meticcio di nome Slash.

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