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A colpi di pistola: l’arte anticonformista del Giulo celebrata con l’Attestato di Benemerenza della città

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«Il suo sogno era quello di fissare gli attimi delle emozioni nelle sue opere – ha spiegato la vedova –. Era una persona umile e sempre attenta al prossimo: quando gli veniva chiesto un favore non riusciva mai a dire di no. Era un altruista e, al di là di quello che potrebbe suggerire l’uso dell’arma da fuoco in arte, un profondo pacifista».
È con queste parole che Maria Olga Busoni ha ricordato il marito Angelo (Angiolino) Brescianini, per molti Giulo: il grande artista palazzolese – scomparso il 26 aprile 2016, quando una rapida malattia lo aveva strappato anzitempo alla sua città, a soli 68 anni – a cui lo scorso 14 maggio è stato conferito l’Attestato di Benemerenza Ad Memoriam, in occasione della cerimonia dei Riconoscimenti Civici della città di Palazzolo sull’Oglio.

Proprio nel decennio precedente, Brescianini aveva assunto un ruolo di tutto rispetto nel panorama dell’arte contemporanea mondiale: non solo le sue opere sono state esposte nelle migliori gallerie italiane e straniere – addirittura a New York e Miami, negli Stati Uniti – ma le sue sculture erano e sono note ovunque per la loro originalità. Infatti, il Giulo si focalizzava molto sul processo artistico, creando le sue opere su lastre metalliche che lui modellava non attraverso i classici strumenti dell’artista, ma mediante gli spari della sua pistola: i proiettili, conficcati nelle sculture, conferivano così significato ad opere che ora sono molto ricercate da galleristi e collezionisti di tutto il mondo.
«Ci siamo conosciuti nel 1966; io venivo dalla provincia di Pisa, lui mi ha conquistato e l’ho seguito a Palazzolo – ha ricordato ancora la moglie –. In cinquant’anni ho seguito i suoi processi artistici, le sue idee sempre in movimento. Era un sognatore che non smetteva mai di pensare e creare: un fiume in piena che avrebbe voluto giornate di 48 ore per potere avere il tempo di fare tutto ci che aveva in testa. Il suo più grande cruccio era di non avere anni a sufficienza per poter concludere i suoi lavori. Ma lui, seppure non ci sia più, non morirà mai, perché gli artisti riescono a mantenersi nei secoli grazie alle loro opere senza tempo che parlano allo spirito di ogni uomo». Inoltre, il ruolo di Brescianini, sempre attento al sociale, aveva travalicato i confini dell’arte, dato che sin dal 1991 era stato tra i fondatori e organizzatori della Festa di Mura, nonché presidente del Consiglio di San Girolamo per più di un decennio. 

Al momento della morte la sua fama era all’apice: da qualche anno era seguito dalla Galleria Il Minotauro di via Torre del Popolo, fondata e guidata da Antonio Falbo. Proprio quest’ultimo, col figlio Salvatore, ha deciso di omaggiare la figura di Brescianini con una mostra, allestita nella seconda Villa Küpfer (Centro Diurno Orsatti), supportata anche dal Comune. L’esposizione, intitolata Simmetrie del tempo (inaugurata lo scorso 12 maggio e aperta fino al 2 giugno) è stata visitata da centinaia di persone. Mentre al parco di via Levadello è possibile ammirare la sua opera Le Revers – realizzata con i ragazzi dell’associazione Linea Catartica all’interno del progetto Sicura io, Sicuri noi contro la violenza sulle donne – donata alla città. Il suo ricordo e la sua personalità artista assolutamente unica restano fortemente impressi nella comunità.

Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.

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