Fino all’età di 33 anni non aveva mai praticato sport ad alto livello. Poi, un giorno, ha deciso di correre una gara non competitiva col marito e ha scoperto una passione che ora è diventata quasi una professione. Originaria di Marone, per anni residente a Clusane d’Iseo, la 38enne Graziana Pè da quasi due anni si è trasferita nella Valle dell’Oglio, precisamente a Capriolo: ultra trail, skyrunning, competizioni che comportano sforzi di un’intensità eccezionale anche per centinaia di chilometri e per trenta ore sono ormai il suo pane quotidiano.
Come hai cominciato a correre? La scintilla è scattata perché mio marito Alberto nel 2012 aveva partecipato alla Proai–Gölem. A lui piaceva uscire a correre e così, l’anno successivo, mi sono aggregata anch’io. All’epoca non avevo alcuna pretesa, ma mi sono resa conto che mi piaceva molto. Così, mi sono iscritta ad una squadra e ho iniziato a correre sempre più spesso insieme a mio marito, con cui spesso partecipavo a brevi gare domenicali. Ho scoperto però in fretta che preferivo di molto la montagna all’asfalto, non solo perché quest’ultimo necessitava di più tecnica, ma anche perché in montagna tutto è meno monotono e… anche l’occhio vuole la sua parte! È in quel periodo che ho scoperto le mie caratteristiche: non sono velocissima, ma ho una grande resistenza. Così, ho allungato le distanze e ho cominciato a farmi seguire da preparatori esperti.
Dopo quanto tempo hai ottenuto risultati significativi? In realtà quasi subito. Ho iniziato a correre tra i 30 e i 50 chilometri e ho visto che arrivavo sempre tra le prime cinque. La prima vittoria è giunta nel 2014 alla Cro Magnon di 80 chilometri, in cui sono arrivata dopo un settimo posto, ma come prima italiana, a Chamonix–Monte Bianco di 100 chilometri. Ho scoperto anche che mi trovo a mio agio di notte e soprattutto amo il freddo. Purtroppo, però, di trail non si vive: ora sono ambassador per l’Italia di una nota marca di abbigliamento sportivo, ma non posso comunque dirmi ufficialmente un’atleta. Mi alleno ogni mattina, mentre di pomeriggio lavoro. Negli ultimi anni ho vinto la Grande Corsa Bianca (170 chilometri invernale sull’Adamello), la versione estiva dell’Adamello Ultra Trail, la Transilvania Ultra Trail in Romania, la Maddalena Sky Marathon. L’anno scorso sono stata prima assoluta alla Sfida delle Tre Vette (80 chilometri sulla Sila, in Calabria): vincendo questa gara ho avuto diritto a prendere parte ad un sogno, la mitica Rovaniemi in Lapponia.
Così, a marzo sei partita per la Lapponia. Com’è stato? Mi sono classificata terza femminile: è stata un’esperienza fantastica, anche se molto faticosa. Paradossalmente faceva molto più caldo del previsto: abbiamo corso per 150 chilometri tra neve disciolta, fiumi e laghi ghiacciati. Ero preparata ad un freddo molto più intenso, come già provato in uno dei posti più incantevoli che abbia mai visto, il lago Bajkal in Siberia, Russia.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? A giugno parteciperò alla Dolomit Extreme nel Bellunese, una gara di circa 100 chilometri, molto tecnica e con un bel dislivello. Sarà un banco di prova per la grande sfida che proverò con la mia amica Rossana Morè, bergamasca con cui mi alleno ogni mattina sui colli di Alzano Lombardo: a luglio faremo l’Andorra Euforia, una gara di 240 chilometri in totale autonomia, solo con tracce gps, che si corre in coppia. Nessuna coppia femminile l’ha mai terminata. Noi vogliamo farcela!
Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.