Le sue opere sono conservate in collezioni permanenti in tutto il mondo, mentre il suo nome riecheggia da mezzo secolo tra gli appassionati d’arte di ogni parte dell’Europa e dell’America. Lui, Primo Formenti – nonostante il successo e l’enorme quantità di opere realizzate con supporti, materiali e stili diversi – è un uomo che rimane sempre coi piedi per terra, che ama le piccole cose della vita e sfugge ai riflettori e al mercantilismo artistico per riuscire a mantenere la propria identità e la libertà di creare sempre e solo ciò che lo spirito gli suggerisce.
Nato a Palazzolo nel 1941, ancora oggi risiede nel quartiere di Mura, dove ha anche il suo studio in via Fabbri. Figlio di un parrucchiere, Formenti maturò sin da piccolo delle spiccate capacità artistiche e, nei primissimi anni Sessanta, partì per Parigi, dove si unì ai pittori di Montmartre e iniziò a produrre ritratti e paesaggi en plein air. «Si lavorava soprattutto coi turisti, ma ciascuno stava sviluppando un proprio discorso artistico – ha ricordato il palazzolese –. Quell’esperienza mi ha formato moltissimo, ma dopo qualche anno sono tornato stabile a Palazzolo per motivi familiari. Ho frequentato la scuola per parrucchieri a Milano e ho ereditato il mestiere di mio padre. Parallelamente, però, non ho mai smesso di dipingere e di sperimentare, prima su tela e poi su altri supporti. Le mie opere di quegli anni si richiamano moltissimo a momenti della mia vita, all’osservazione dei rapporti tra le persone che scrutavo, ai collegamenti con le esperienze di grandi artisti locali e internazionali».
I colori accesi, le forme geometriche, il concettuale, balzano subito all’occhio osservando l’arte di Formenti, che non nasconde ciò che ha sempre guidato la sua mente e la sua mano. «Quasi tutta la mia opera tratta del disagio sociale, che può essere la povertà, la mancanza di riferimenti e la continua lotta all’affermazione dell’essere: problematiche che però vengono nobilitate dall’arte», ha spiegato il palazzolese.
Così – tra i Giocando degli anni Settanta, passando per il ciclo delle Amiche e i vetri post-moderni – si giunge fino alle più recenti Estroflessioni: sculture spesso da parete che inducono l’osservatore alle più diverse interpretazioni. Nel mezzo, ci sono decine di mostre personali che gli sono state dedicate in ogni luogo d’Italia – mitiche le sue collaborazioni con le Gallerie Fumagalli di Bergamo e Ravagnan di Venezia – e all’estero, da Parigi a Ginevra, da Atlanta a New York, poi ancora in Canada, Spagna, Belgio, Austria, Croazia, Olanda, Germania, Svezia, Brasile. Nel corso della sua vita Formenti ha anche incontrato ed è stato ospite di personaggi molto noti tra artisti e intellettuali. Quello che più di ogni altro è diventato un amico è il celebre psichiatra Paolo Crepet che – a Palazzolo per una conferenza nella Pieve – vide una sua opera e volle andare a incontrarlo nel suo studio.
Oggi, a 78 anni Formenti insegna alla scuola d’arte palazzolese del CACP (Centro Artistico Culturale Palazzolese, Ndr) e continua a lavorare nel suo studio di Mura: una sorta di scrigno di opere talvolta complete oppure ancora in costruzione, tra disegni, dipinti e numerosi strumenti che si possono trovare anche nelle officine meccaniche. Già, perché proprio questo eclettismo in cui l’arte diventa artigianato e studio della materia è forse il segreto di un gigante dell’arte lombarda degli ultimi cinquant’anni.
LA SINUOSITÀ DEGLI YACHT E DELL’ACQUA NELL’OPERA DEDICATA A GIUSEPPE GUERINI E SERAFINO RIVA
Sarà un’opera nuova, di dimensioni straordinarie e fortemente legata al territorio del Sebino la scultura che dominerà il nuovo lungolago Belvedere di Sarnico, attualmente in fase di conclusione.
A porre la sua firma sull’opera artistica che diverrà presto un simbolo di quel tratto di lago è stato proprio il palazzolese Primo Formenti, il quale ha ideato e realizzato un monumento dedicato a Serafino Riva e a Giuseppe Guerini, due tra le più significative figure della Sarnico della prima metà del secolo scorso. Riva fu negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale colui che trasformò l’omonimo cantiere navale in quello che oggi è un brand riconosciuto e apprezzato a livello mondiale. Guerini, invece, è forse meno noto, ma negli anni Trenta è stato il più grande pilota degli scafi Riva, arrivando addirittura a vincere decine di gare e un campionato europeo di categoria. Anche Serafino Riva era un ottimo pilota di motonautica e le cronache dell’epoca narrano delle sfide tra i due che, avversari in acqua, erano però legati da una profonda amicizia.
Formenti è stato selezionato alla fine del 2017 dall’Amministrazione comunale di Sarnico per la creazione dell’opera. I delegati cittadini, sindaco compreso, si sono recati più volte nello studio del palazzolese, dove sono rimasti entusiasti della proposta di Formenti. La scultura si è poi concretizzata grazie al lavoro artigianale dell’acciaista sarnicense Alluminox, che ha costruito l’opera in alluminio con la supervisione di Formenti, il quale ha poi messo mano alla scultura e dipinto con apposite pitture che dureranno per i prossimi decenni. Si tratta di una struttura estroflessa alta cinque metri che richiama la sinuosità degli yacht e dell’acqua, sulla cui cima è collocato una forma di scafo e una curva (un LED blu) che simboleggia la velocità, richiamandosi così al futurismo degli anni Venti e Trenta.
L’inaugurazione è fissata sabato 11 maggio alle ore 11.00. Tutta la popolazione è invitata a partecipare a quello che si preannuncia come un evento storico.
Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.