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Tra Passato e Presente

Mario Rigamonti: difensore indimenticato del Grande Torino a settant’anni dalla tragedia di Superga

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Ci sono cose che rimangono sulla bocca delle persone per un’infinità di tempo. Siano essi scioglilingua, filastrocche o poesie, esse sono destinate a rimanere sedimentate nell‘immaginario collettivo, pronte ad uscire alla prima occasione utile, ogniqualvolta gli occhi diventano un po’ lucidi e nel discorso entrano storia e nostalgia. Accade di rado, ma può succedere che a smuovere tutto questo sia la formazione di una una squadra di calcio.

Può succedere se ciò di cui si parla è il Grande Torino.

Mario Rigamonti Grande Torino

È per questo che quell’attacco fatto da «Bacigalupo, Ballarin, Maroso» è entrato nella memoria popolare molto prima di quel drammatico 4 maggio 1949; ben prima che l’aereo su cui viaggiava la squadra granata si schiantasse contro il costone della collina di Superga, consegnando di fatto all’eternità una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi.
E un piccolo pezzo di quella leggenda si chiamava Mario Rigamonti, che giace nel cimitero di Capriolo, nella cappella dedicata alla sua famiglia.

Mario Rigamonti Grande Torino

Nato a Brescia nel 1922, il forte difensore muove i primi passi nella squadra della sua città per poi entrare nelle giovanili del Torino, passando per Lecco. Gli stadi di entrambe le città lombarde portano oggi il suo nome, così come il centro di allenamento delle Rondinelle e l’omonima squadra sportiva di Buffalora, nata nel 1976 da un’idea del suo grande amico Ezio Gaggiotti, dal quale si rifugiò insieme ai fratelli durante il periodo bellico.

Ma è con la maglia del Torino – cui approda definitivamente subito dopo la guerra nel settembre del 1945 – che Mario Rigamonti diventerà noto come uno dei più forti difensori del mondo, arrivando a collezionare un palmares di tutto rispetto fatto di 140 presenze in serie A e quattro scudetti consecutivi. È il Secondo Dopoguerra – non hanno ancora inventato la Coppa dei Campioni – e perciò il prestigio internazionale non può che passare dalla Nazionale, nella quale Mario esordisce l’11 giugno del 1947 contro la fortissima Ungheria, battuta quel giorno 3–2.

Mario Rigamonti Grande Torino

Difensore dal fisico possente e statuario – come dimostra anche un titolo lombardo di categoria nella lotta greco-romana, passione condivisa con il fratello Luigi – Mario Rigamonti è ricordato con grande affetto nelle cronache dell’epoca: grande appassionato di motociclette, non viene menzionato solo per le sue prestazioni impeccabili nella retroguardia granata, ma anche per la grande imprevedibilità fuori dal campo, che lo porta spesso a presentarsi all’ultimo momento alle partite o a lasciare anzitempo il ritiro della squadra. «Dov’è finito Rigamonti?» non a caso è anche il titolo di uno dei capitoli del libro «Il Romanzo del Grande Torino» di Renato Tavella e Franco Ossola (1993). La risposta a questa domanda è nota: Rigamonti è nella leggenda. Per sempre.

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I VALORI E LO SPIRITO DEL CAMPIONE RIVIVONO NELLA «ACD MARIO RIGAMONTI»

A settant’anni esatti dalla tragedia di Superga, lo spirito di Rigamonti rivive oggi nella omonima società sportiva, la ADC Mario Rigamonti, che disputa le proprie partite interne sul campo di Buffalora ed è ormai una delle realtà più importanti del panorama calcistico bresciano.

È stata fondata nel 1976 tra gli altri da Enzo Gaggiotti, a sua volta ex calciatore scomparso nel 2017 e grande amico del difensore del Grande Torino, oggi ricordato dalle parole del figlio Giorgio, Direttore Generale della società: «Mio padre e i suoi due fratelli, Gegio e Beppe, sono sempre stati impegnati nel calcio e c’è sempre stato un rapporto di grande amicizia con la famiglia Rigamonti: da quando mio padre (per lui anche due presenze in serie B nel Brescia, Ndr) ha smesso di giocare, ha sempre avuto il desiderio di creare una società sua. Da questo sogno, grazie anche ad un gruppo di amici ed imprenditori locali, è nata questa società e due anni dopo il Centro Sportivo Mario Rigamonti».

Una società con dei risultati ed una qualità che è cresciuta nel corso del tempo e di cui già all’epoca era presidente onorario proprio Luigi Rigamonti, fratello di Mario e olimpionico di lotta greco-romana a Londra, nel 1948. La dedica a Mario Rigamonti è certo il segno di questa grande amicizia, ma non solo. «Mio padre è sempre stato una persona integerrima e in questa società ha voluto che si rispecchiassero i valori che aveva il suo grande amico Mario: un ragazzo semplice e molto concreto, non a caso studente di medicina. E grande appassionato di calcio. Se non hai questi requisiti, ancora oggi, alla Rigamonti non entri. E se non ti comporti bene te ne vai».

Mario Rigamonti Grande Torino

Insomma, una figura, quella dell’uomo Mario Rigamonti (anche grande appassionato di moto) forse meno conosciuta rispetto a quella di altri campioni del Grande Torino, ma non meno dotata di originalità e umanità, come emerge da alcuni aneddoti che in famiglia circolano ancora. «Mario era sicuramente una persona singolare: un anticonformista alla Gigi Meroni, diciamo. Magari lo cercavano in ritiro e lui era a giocare ad un torneo notturno di provincia con gli amici». Episodi a volte entrati nella storia. «Mario Rigamonti era il centrale difensivo della Nazionale, dove aveva preso il posto di Parola, ma magari si trovava a passare per il paese in sella alla sua moto e dopo qualche minuto te lo trovavi in piazza, senza scarpe, a giocare a calcio con i bambini». Più che sregolatezza, insomma, una grande genuinità.

Laureato in Economia Aziendale all’Università di Bergamo, scrive per passione e collabora con alcune riviste della provincia di Bergamo. Appassionato di sport e storie strane, con il collettivo di scrittori Gli Imbrattatori ha scritto la raccolta di racconti Lo Scirocco Dura Solo Tre Giorni.

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