Walter Tiraboschi, 46 anni di Sarnico, è nel mondo del teatro da 25 anni ed ha da poco vinto il premio come Miglior attore protagonista al South Film and Arts Academy Festival grazie alla performance in Un Uomo Oggi di Alberto Nacci: film che affronta il tema importante della violenza sulle donne. Dopo un periodo da girovago – tra cui la tournée di quattro anni con Angelo Branduardi – ha deciso di intensificare il lavoro con e sul territorio e dal 2013 è il Direttore Artistico del Teatro Piroscafo, la cui scuola permanente di formazione teatrale è ormai una realtà consolidata delle nostre zone.
«Allora venivo da un periodo di esperienze nazionali e venni sollecitato dall’Amministrazione di Sarnico per tenere un corso di teatro». Il risultato, però, superò le aspettative, visto da subito si partì con tre gruppi e una quindicina di partecipanti; oggi gli allievi sono una sessantina, di cui 21 ragazzi, che sono quelli che lasciano a Walter le maggiori soddisfazioni. «In questi anni posso veramente dire che abbiamo lavorato in tutti i contesti possibili: dalle comunità di recupero alle scuole, passando, personalmente, per il carcere di Bergamo con cui collaboro tuttora. Ma mi piace citare gli adolescenti: nel loro modo di appassionarsi e nella loro curiosità io ci trovo una ripartenza».
E proprio il generare curiosità è per Walter uno dei compiti più importanti del teatro: «Credo che il teatro debba essere un motore di pensiero e debba muovere curiosità e cultura. Noi, ad esempio, portiamo in scena Novecento di Baricco: sai la soddisfazione nel sapere che qualcuno, dopo aver visto lo spettacolo, desidera leggere il libro? Lo stesso vale per i lavori su Giorgio Gaber». Tutto questo senza dimenticare che il Teatro Piroscafo mira ad essere, prima di tutto, un luogo d’incontro: «Cerchiamo di portare avanti un mestiere e di lavorare sulla comunicazione ma, mentre lo fai, capisci di essere un privilegiato perché lavori su te stesso, ti diverti e stai bene in quello che fai. Ecco, facendo teatro perdi quella ferocia che tutti noi acquisiamo crescendo, ed accade mentre la gente ti ascolta».
Un lavoro, quindi, più centrato sul concetto di percorso e non esclusivamente sulla rappresentazione finale. «Non voglio sminuire l’importanza della qualità del prodotto che va in scena, ma io sono molto legato al tema del cammino: noi cerchiamo di arrivare in fondo iniziando a lavorare sulla memoria, sul ricordo. E poi pensa alla trasformazione di tutte quelle persone che arrivano da noi ed esordiscono con il classico: “No, ma io voglio solo guardare”».
Naturale, quindi, dopo quasi sei anni, chiedersi dove il Piroscafo punti lo sguardo. «Due anni fa abbiamo iniziato a lavorare sulla commedia: vorremmo tornare ad essere popolari, nel senso positivo del termine; far capire alla gente che quello che facciamo è una cosa vera, che impatta sulla vita reale, non una cosa finta».
E il suo sogno personale qual è? Lo spiega con nonchalance, buttato lì con un sorriso: «Fare spettacoli sui battelli, come il nome Piroscafo del nostro teatro lascia intendere».
Laureato in Economia Aziendale all’Università di Bergamo, scrive per passione e collabora con alcune riviste della provincia di Bergamo. Appassionato di sport e storie strane, con il collettivo di scrittori Gli Imbrattatori ha scritto la raccolta di racconti Lo Scirocco Dura Solo Tre Giorni.