Da qualche anno sulle strade che costeggiano il lago d’Iseo sfreccia una bici da corsa particolarmente motivata e leggiadra. È quella della ciclista professionista bielorussa Alena Amjaljusik, che nel 2015 si è innamorata a prima vista del lago e delle sue salite – San Fermo, Gandosso e Vigolo le sue preferite – tanto da trasferirsi in pianta stabile qui per potersi allenare durante tutto l’anno, ammirando le bellezze che solo il Sebino sa offrire.
Come mai l’atleta portacolori del team Canyon Sram ha scelto di trasferirsi proprio a Villongo? «Già nel 2012 mi ero trasferita a Bonate Sotto, vicino Bergamo, perchè correvo per un team italiano – racconta Alena –. Avevo diversi amici russi e bielorussi che vivevano sul lago d’Iseo e quando li venivo a trovare rimanevo sempre affascinata da questi posti magnifici e dalle strade poco trafficate. Quindi, quando ho cambiato squadra e ho potuto scegliere dove andare a vivere, ho subito deciso di venire qui: per allenarsi è un posto perfetto, ci sono tante belle salite e il clima è buono tutto l’anno. Non come in Bielorussia, dove d’inverno c’è tanta neve e si arriva anche a 30 gradi sotto zero». Del resto, per una campionessa come Alena l’allenamento quotidiano in strada è fondamentale. «Quando mi alleno, soprattutto in salita, riesco a rifugiarmi nel mio mondo, in compagnia dei miei pensieri. Mi piace molto allenarmi da sola, quindi cerco di evitare di pedalare la domenica, quando ci sono troppe macchine e anche troppi ciclisti. In strada credo che il rispetto reciproco sia fondamentale: noi ciclisti dobbiamo rispettare le automobili, ma anche gli automobilisti devono rispettare noi ciclisti».
L’esperta ciclista bielorussa – che è stata per ben quattro volte campionessa nazionale su strada e nel 2015 si è laureata campionessa europea – spiega che curiosamente il ciclismo non è stato il primo sport che ha praticato. «Da piccola facevo ginnastica ritmica, poi sono passata all’atletica leggera: all’età di 12 anni, dopo aver vinto una gara di corsa, lo speaker della competizione, che era anche l’allenatore della squadra di ciclismo, mi ha chiesto di provare a correre in bici e mi è piaciuto fin da subito. A 15 anni mi sono trasferita in una scuola sportiva a 100 chilometri dalla casa dei miei genitori e successivamente mi sono spostata a Minsk per iscrivermi all’Università di Scienze Motorie. Così è iniziata la mia carriera da ciclista, prima su pista e poi su strada».
Il ricordo più bello della sua carriera, invece, è la recente vittoria alla cronosquadre ai Mondiali di Innsbruck 2018: «È stato indimenticabile perchè non eravamo le favorite, ma ci credevamo tanto e volevamo vincere. Io venivo da un’operazione alla spalla che mi ero rotta al Giro del 2018 e avevo fatto grandi sacrifici per essere in squadra, ma la fatica è stata ripagata. La nostra squadra poi era formata da cicliste di quattro nazioni diverse: segno che il ciclismo unisce».
Che consiglio si sente di dare una professionista affermata come Alena a una giovane ciclista? «Innanzitutto di credere in se stessa, seguire sempre il proprio sogno e di non aver paura di commettere errori. Consiglio anche di avere pazienza e non bruciare le tappe: i risultati arriveranno col tempo». Anche perché l’atleta bielorussa da diversi anni gareggia ai massimi livelli mondiali e sta notando che le disparità con il ciclismo professionistico maschile stanno pian piano diminuendo. «Si, le differenze con i maschi ci sono sicuramente, ma le cose stanno cambiando, il movimento femminile è in forte crescita. Negli ultimi anni c’è maggiore copertura televisiva per le gare delle donne e anche i premi stanno aumentando: ci sono sempre più sponsor che si avvicinano al ciclismo femminile e c’è maggiore rispetto da parte del mondo del ciclismo».
Giornalista pubblicista classe 1986, originario di Palazzolo sull’Oglio.
Laureato in Comunicazione di Massa e Nuovi Media all’Università di Bergamo. Per anni ha scritto della Franciacorta e della Valle dell’Oglio per un settimanale della provincia di Brescia. Appassionato di ciclismo, viaggi e fotografia.