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Storie D'Oglio

Il Museo delle Carte da Gioco: ecco la collezione storica di Lorenzo Ricci Curbastro

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Tra vigneti e campi capriolesi qualcuno preferisce coltivare semi di tutt’altro genere: ori, coppe, bastoni, spade e chi più ne ha più ne metta.
Sono le carte da gioco provenienti da tutto il mondo, raccolte nell’arco di una vita da Lorenzo Ricci Curbastro, della celebre dinastia vinicola di origini romagnole: per lui, che lavora come accompagnatore per tour specialmente nel Centro Nord Italia, è in ogni mazzo che si cela la sua vera passione. Una mania – come egli stesso ha ironicamente sottolineato – che ora ha preso forma nel Museo NOME?, situato negli spazi della Villa in via San Lorenzo, di fronte all’azienda gestita dal fratello Riccardo.

Ricorda ancora il suo primo mazzo di carte?
Avevo cinque o sei anni e mi regalarono un gioco che può essere considerato il nonno del Memory: consisteva cioè nel trovare le coppie di carte con la stessa immagine. Inoltre, passavo spesso le mie vacanze a Lugo di Romagna in compagnia di una zia inferma e fu giocando con lei che nacque la passione: Scopa, Settemezzo, Rubamazzo e così via.

Lorenzo Ricci Curbastro Capriolo

Come si è avvicinato al mondo dei collezionisti?
A metà degli anni Ottanta scoprì diverse associazioni dedicate, tra cui l’International Playing Card nel Regno Unito, specializzata appunto nel design e nella storia delle carte. E nel 1988, durante una convention a Vitoria (Spagna), visitai per la prima volta un museo a tema. Dato il materiale che avevo accumulato – anche grazie a regali di amici e parenti – dissi a me stesso che valeva la pena tentare un’impresa simile anche nella mia Capriolo.

Cosa comprende la sua collezione?
Circa 8000 pezzi, di cui 6000 mazzi, 1000 oggetti vari sempre in stile carte da gioco – come bicchieri e piatti – e 500 libri storici, tutti catalogati secondo un criterio personale: per esempio scrivendo il nome di chi me li ha regalati o dividendoli in artistici, sportivi, pubblicitari e così via. Ho anche una sezione dedicata ai tarocchi, sebbene non sia appassionato di occultismo. Ciò che mi affascina è la diversità culturale espressa dalle carte, non tanto la loro antichità.

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Come vive il suo ruolo di curatore e fan?
Ho inaugurato il Museo nel novembre 2007 con l’idea di divulgare il mondo delle carte. La maggior parte della gente le conosce, ma ignora l’evoluzione storica che ci sta dietro. Ho partecipato a diverse mostre – da Bergamo, Costa Serina, Costa Val di Magna, Sarnico, a Boario – trovando un discreto successo. Per non parlare dei legami che si possono stringere ai mercatini, anche con collezionisti di altri settori. Si entra in una rete di aiuti reciproci.

Progetti per il futuro?
Mi piacerebbe organizzare degli eventi per coinvolgere i più giovani e far loro comprendere il valore del gioco tradizionale, non elettronico, come mezzo di aggregazione. Magari anche attraverso le scuole, per riuscire a riscoprire il divertimento educativo. Ecco perché il museo è visitabile gratuitamente, su prenotazione (mail: tarocco19642011@libero.it, telefono 328 728 1716).

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