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Tre torri e pietre «borlanti»: il fascino unico del Castello dei Barbò

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Se le mura del Castello di Pumenengo potessero parlare, narrerebbero di come Cristoforo I Barbò si trovasse in quelle stanze con i figli, quando Cabrino Fondulo, tiranno di Cremona, venne a prenderlo per portarlo in città e buttarlo giù dal Torrazzo.

I Barbò – nobili feudatari appartenenti alla fazione guelfa – governavano il piccolo borgo della Calciana già dal 1382, quando Alberto Barbò (padre di Cristoforo) acquistò il feudo dalla Signora di Milano, Beatrice Regina della Scala. Il nuovo signore prese possesso anche del castello, che con molta probabilità venne costruito nel XII secolo, quando il fiume Oglio era teatro degli scontri fra Bergamo e Brescia, originatisi per il controllo dei castelli di Costa Volpino.

Castello di Pumenengo
Lo stemma del casato dei Barbò

Il castello si erge a margine del paese e la sua planimetria è condizionata dal terrazzamento alluvionale su cui sorge: lo si capisce dal cortile, che possiede una pianta trapezoidale, e dal fatto che al posto di esserci quattro torri, ce n’erano solamente tre: la terza torre si trovava ad est ed è andata persa in un tempo imprecisato; i suoi resti sono visibili nel lato che ospita attualmente gli uffici comunali.
Oggi restano solamente la torre posta a nord-ovest, che conserva al piano terra una prigione, e la torre occidentale, che funge da entrata: sormontata da una merlatura ghibellina – dalla caratteristica forma a coda di rondine – presenta due ingressi una volta dotati di ponti levatoi. Sotto la torre si trova in ottimo stato il rivellino: questo passaggio, opportunamente ostruito tramite l’uso di grate, diventava il primario elemento difensivo che impediva ai nemici di penetrare nel cortile principale.

La caratteristica trama muraria che caratterizza tutto il castello è formata sia dal borlante – la pietra arrotondata presa dal letto del fiume Oglio che borla, cioè sporge –  disposta a spina di pesce nella parte centrale della parete, sia dai mattoni a rinforzo sui lati.

La parte meridionale (dove c’è una scarpatura vistosa per la mancanza della torre) oggi ospita la Biblioteca comunale (piano terra) e la Sala consiliare (piano superiore). E dalle finestre della sala è ben visibile la chiesa parrocchiale, un tempo cappella palatina del castello ed aperta alla comunità nel XVIII secolo, quando venne ampliata. Questa era la zona residenziale dei Conti, che hanno lasciato traccia del loro passaggio proprio nella grande sala di rappresentanza, dove sono affrescati i visi dei membri più importanti del casato.

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Ad est del castello scorre placido il Naviglio Pallavicino, che continua la sua corsa verso sud, dove un tempo si trovava l’antico abitato di Pumenengo: infatti, il paese sorgeva dove si trova oggi il cimitero e in questo luogo – a testimoniare la fondazione longobarda del paese – esisteva una cappella dedicata a San Giorgio. Questo primitivo villaggio si spopolò in seguito al cosiddetto Terremoto di Verona del 1117: l’epicentro del sisma di registrò a Isola della Scala, ma si verificarono danni in tutto il nord d’Italia.

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COME PRENOTARE UNA VISITA AL CASTELLO
Per visitare il Castello e avere una guida si può contattare
Annamaria Lanzanova:
+39 339 643 4403

Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/

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