Negli stretti vicoli della città di Chiari è nato e cresciuto un giovane e promettente batterista che sta facendo il giro d’Italia grazie al suo talento e alla grande passione per la musica. Il suo nome è James Jaka, va molto orgoglioso delle sue origini sierraleonesi e a soli 28 anni ha già collezionato una serie di esperienze di tutto rispetto. Tra queste, ha appena fatto da batterista nell’ultimo tour del rapper Mr. Rain (facendo anche diversi sold-out come all’Alcatraz di Milano); ha fatto una sessantina di date in tutto lo Stivale con il cantautore indie Paletti e ha anche suonato insieme ad artisti di fama nazionale come Dellino Farmer, Charlie Cinelli e Diego Spagnoli. In più da qualche tempo è diventato insegnante di batteria all’Accademia musicale di Erbusco, oltre ad aver preso parte e suonato ad una miriade di piccoli progetti musicali in tutta la Lombardia.
Come hai iniziato a suonare la batteria? Sono sempre stato molto attaccato alla musica. Ho ricevuto grandi influenze musicali sia dai miei genitori affidatari, sia dalla mia madre naturale: rap, musica classica e reggae erano il mio pane quotidiano. All’età di 14 anni un gruppo di amici con la passione per la musica voleva creare una band e cercavano qualcuno che volesse suonare la batteria e io mi son detto «Vabbè, dai, imparo io e sarò il vostro batterista» e così sono nati i Work in Progress, la mia prima band: ed è nato l’amore per la batteria. All’epoca ero un giocatore accanito di Playstation, ma da quel momento in poi ho lasciato definitivamente il joypad e ho preso in mano le bacchette. I miei due primi maestri sono stati Giovanni Fiorini, della scuola musicale del Corpo musicale Città di Chiari, e il grande Alberto Pavesi: per quattro lunghi anni ho fatto lezione con loro due e mi hanno dato tantissimo, mi confrontavo con due professionisti e io come una spugna assorbivo tutto il possibile.
Quando hai capito che quello del batterista poteva diventare un vero e proprio lavoro? Per sei lunghi anni, dopo le scuole superiori, ho lavorato in fabbrica in catena di montaggio. Grazie a questo lavoro mi sono pagato gli studi musicali, gli strumenti e sono andato a vivere da solo, ma sentivo che non era il mio posto e che prima o poi dovevo andarmene via. Suonare mi piaceva talmente tanto e mi dava così tante soddisfazioni che mi sono chiesto: «Perchè non farlo diventare un lavoro come lo è per i miei due insegnanti?». E così è stato: ho mollato il lavoro in fabbrica e mi sono buttato anima e corpo nel mondo della musica. È stato un grande punto di domanda, ma mi sono impegnato molto e sono riuscito ad avere la forza di non demordere. Se in una cosa ci credi fino in fondo, questa si avvera.
Cosa ti aspetti dal tuo prossimo futuro? Attualmente ci sono diversi progetti e possibilità che sto valutando. Sicuramente nei prossimi mesi registrerò in studio il nuovo album di Paletti che è in fase di lavorazione. Poi c’è la possibilità di fare un grande tour internazionale con un artista affermato, ma non c’è ancora l’ufficialità, quindi non posso rivelare troppo: però la cosa mi elettrizza un sacco.
Ti ritieni soddisfatto del tuo percorso? Si, mi ritengo super fortunato da questo punto di vista. Come dico spesso ai miei amici: «Se dovessi immaginarmi in un paradiso sarebbe proprio questo». Quando torni da un tour di concerti senti un grande senso di vuoto e solo a poco a poco, nei giorni successivi, realizzi quello che hai fatto: proprio come succede per le esperienze più belle della vita.
Giornalista pubblicista classe 1986, originario di Palazzolo sull’Oglio.
Laureato in Comunicazione di Massa e Nuovi Media all’Università di Bergamo. Per anni ha scritto della Franciacorta e della Valle dell’Oglio per un settimanale della provincia di Brescia. Appassionato di ciclismo, viaggi e fotografia.