Ci sono i paesi del Basso Sebino e della Valle Calepio a metà del Novecento, i naecc dei pescatori, la filanda sulle sponde bergamasche dell’Oglio, le storie di persone umili e audaci travolte dalla distruzione della Seconda Guerra Mondiale. Ma soprattutto ci sono i cantieri nautici di Sarnico ai loro inizi e un giovanissimo Carlo Riva: l’indimenticato patron che con i suoi motoscafi di lusso ha portato Sarnico e il Lago d’Iseo alla fama mondiale.
Alessandro Paris, 74enne credarese, ha lavorato per moltissimi anni ai cantieri: prima nello staff tecnico e dai primi anni Settanta come Direttore dell’Ufficio progetti della Carlo Riva Yachting Corporation. Alla morte dell‘ingegnere nel 2017, ha deciso di trasformare i ricordi di questa esperienza in un libro e di mettere a frutto la sua passione per la letteratura e la storia. Il romanzo – pubblicato da Silele Edizioni e presentato al Centro civico di Credaro a marzo – è un racconto corale, ma il protagonista è lui, Il barcaiolo del lago: come recita il titolo stesso e come si è sempre definito il vulcanico industriale. Sì, perché Paris non solo ha scritto un romanzo dedicato al patron dei Cantieri Riva e pioniere della nautica mondiale, ma lo ha fatto «raccontando l’ingegnere Riva che non si conosce».
Nel romanzo lo si rivede nel personaggio di Marco Augusto che viene raccontato dal giorno della sua nascita fino alla realizzazione dei primi yacht. Si scoprono gli inizi al cantiere, la passione per la progettazione, il primo amore, e poi gli anni da soldato in Costa Azzurra, le peripezie del ritorno a casa, la caparbietà nel rimettere in funzione i cantieri e le accese discussioni con il padre per realizzare il proprio sogno. «C’erano già molti libri sull’uomo di successo: volevo raccontare l’ingegnere Riva meno noto» spiega Paris.
La stesura del romanzo ha richiesto un anno di scrittura e di ricerca. Il risultato è un insieme di ricordi personali, racconti di conoscenti e di amici Alpini come lui, fonti storiche e anche invenzione. Di vero ci sono «il furto di legname pregiato ai cantieri per sottrarlo ai tedeschi, le atrocità al campo di concentramento di Gross Rosen in Polonia, la vita di quegli anni nei paesi sebini e alcuni personaggi come il sergente Angelo e ovviamente Marco Augusto».
Com’era l’uomo? «Carlo Riva era una persona introversa, originale e molto esigente. Sono state queste qualità a fare di lui il pioniere della nautica mondiale. E poi amava il Lago d’Iseo, guai a chi glielo toccava: ha vissuto tutta la vita a Sarnico». E come è stato il primo incontro tra lui e l’autore? «L’ho conosciuto a una cena nel 1969 – ricorda Paris –. L’anno dopo gli ho spedito una lettera per chiedergli un lavoro, senza curriculum, dicendo solo che ero disponibile anche il sabato e la domenica. Mi ha assunto subito. Disse che gli era piaciuto come scrivevo e che un giovanotto così volonteroso in anni di lotte sindacali non poteva lasciarselo sfuggire. Gli anni insieme sono stati belli e intensi. Con lui le discussioni non mancavano mai». Verrebbe allora da chiedersi cosa avrebbe detto oggi del romanzo. «Sicuramente, ‘Cambialo tutto’. E avrebbe aggiunto del suo: come faceva sempre quando gli presentavo il progetto di uno yacht».
È nata e cresciuta a Lovere, ma vive a Credaro. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha iniziato a scrivere di cucina e vino come collaboratrice di Luigi Veronelli. Oggi è redattrice per due giornali di Bergamo, addetta stampa e autrice di testi per il web. Le piace raccontare progetti e storie belle. Passioni da sempre, musica, libri e cani. A partire da un meticcio di nome Slash.