Seguici su
Chiara Pirotta Palosco Chiara Pirotta Palosco

E chi va

Chiara, da Palosco all’Alsazia: ora manager di tessuti per l’arredamento

Pubblicato

il

Da Palosco all’Alsazia, infatuata della Francia che regala opportunità ai giovani, ma sempre con l’Italia nel cuore. Chiara Pirotta lavora dal 2011 in un’azienda di tessuti per l’arredamento nell’est della Francia e in giro per il mondo, come responsabile del Dipartimento commerciale estero. «La mia vita di oggi è un po’ come nuotare nell’oceano, tra alti e bassi, con tutte le problematiche che vivere lontano da casa può comportare – ha spiegato – Allo stesso tempo è un’opportunità stupenda: viaggio moltissimo, vedo paesaggi non accessibili a tutti, mi confronto con culture diverse. Quando torno in Italia è come se rientrassi nel mio stagno. Le mie radici sono profonde e mi sento a casa, tra le persone che conosco da sempre; ma è uno specchio d’acqua che finisce sempre per starmi un po’ troppo stretto», spiega la giovane.

Come è iniziata questa tua avventura in Alsazia?
Ho avuto una formazione scientifica, poi ho studiato lingue e trovato lavoro in azienda: prima a Palosco, poi a Castelli Calepio nell’ambito commerciale, ma sempre in ufficio. Per casualità, da amici di famiglia che mi conoscevano sin da piccola, sono venuta in contatto con quest’azienda francese, che aveva da poco assorbito un marchio italiano e cercava un’assistente commerciale per una sostituzione maternità. Così mi sono licenziata da un contratto a tempo indeterminato per realizzare il mio sogno nel cassetto e vivere un’esperienza all’estero. Per tutta l’estate ho ripassato il francese, che avevo studiato solo alle medie e sono partita pensando di restare quattro mesi, ma l’esperienza è andata bene: ho avuto la fortuna di innamorarmi dei tessuti e di inserirmi in un ambiente di lavoro dinamico. Grazie ad una posizione aperta, sono poi diventata responsabile di zona per il mercato europeo, frequentando un master in Marketing e Commercio internazionale a Strasburgo. Gradualmente sono stata incaricata anche di definire la nostra strategia commerciale ed ora seguo anche i maggiori mercati extraeuropei.

Com’è la tua giornata tipo?
Per la metà del tempo sono in viaggio per presentare le nostre collezioni, incontrare i nostri clienti ed acquisire nuovi partner. Per il resto, invece, il lavoro lo svolgo in ufficio, in collaborazione con il team. Vivere all’estero è una sfida continua: si rinuncia a valori condivisi automaticamente, si scoprono altri modi di fare e pensare, ci si mette molto in discussione e si diventa più flessibili e tolleranti. La Francia è vicina, ma le distanze a volte sono profondissime.

Come vedi la Francia di oggi?
La Francia è un Paese nel quale i giovani hanno molta più indipendenza ed opportunità per crescere in fretta. Certo, è difficile generalizzare, ma ho notato che la volontà di spingere i giovani a muoversi e mettersi alla prova è fortissima. Negli ultimi mesi le difficoltà sociali e politiche sono all’ordine del giorno, ma al di là dei massimi sistemi, esiste una Francia che insegna la volontà di fare, la sostiene, la educa. È una società multiculturale alla radice, che promuove l’interculturalità e la rende funzionale. I giovani escono di casa entro i 25 anni e possono accedere ad alte formazioni che sono sempre più collegate al mondo del lavoro. Come i percorsi di studi in alternanza scuola-lavoro: un’assunzione part time per due anni, stipendiata, che comprende anche il costo del master. Non che tutto funzioni alla perfezione, ma credo che la gioventù francese potrebbe avere qualcosa da insegnare alla gioventù italiana.

Ti è mai successo di voler tornare a casa?
Onestamente? Mai. L’unica cosa che mi pesa è quella di non esserci per la mia famiglia e di non veder crescere i miei nipotini nel quotidiano: per loro sono la zia «Chiara dalla Francia». Qui ho avuto la fortuna di avere un punto di riferimento importante, Christine, e mi sono creata il mio piccolo nucleo di amicizie. Alla fine l’Alsazia somiglia un po’ a Bergamo: c’è freddezza nei contatti iniziali, ma quando si entra in confidenza si creano dei legami molto profondi e ho la fortuna di avere dei buoni amici.

Possiamo dire che sei innamorata della Francia?
Ho molta fiducia in questo Paese, ma nel cuore resto sempre campanilistica (sorride, Ndr). Infatti, la frase che ripeto più spesso agli amici francesi è: «Si fa anche in Italia, ma meglio».

Nata a Brescia nel 1986, cresciuta a Villachiara, con la consapevolezza di aver sbagliato decade ed essersi persa i Pink Floyd a Venezia. Diplomata in un istituto turistico, ora vive a Sarnico.
Scrive da sempre, spesso di arte e amici artisti. Ha collaborato per anni con un giornale locale bresciano.

Continua a leggere