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Intervista

Davide, Bronzo ai Mondiali di Ciclismo su pista: a 22 anni, la determinazione di un campione

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Davide Plebani ha 22 anni, è nato e vive a Sarnico, ma il 1° marzo si trovava a Pruszkow, in Polonia, per provare a conquistare la Medaglia di Bronzo ai Campionati Mondiali di Ciclismo su pista, specialità inseguimento. Obiettivo raggiunto e un’emozione che lui stesso fatica a spiegare e definisce «indescrivibile. E non la realizzi subito. A me è successo il giorno dopo, quando tutti hanno iniziato a scrivermi».

Un abbraccio collettivo dal quale è stato letteralmente travolto: «Ho guardato il telefono ed avevo più di trecento notifiche su WhatsApp. Ci ho messo un giorno e mezzo, ma ho voluto rispondere a tutti». Quasi un’impresa per un ragazzo come Davide, che adora provare sempre cose nuove e che sui social è presente il giusto, condividendo «solo l’essenziale e solo con le persone che mi stanno vicino». Ed è proprio a loro che il ragazzo di Sarnico manda una dedica speciale: «Alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che mi sono stati vicini nei momenti difficili».

Momenti che capitano, come nella vita di ogni atleta, ma che forse – insieme ai sacrifici – sono alla base del risultato ottenuto dal giovane velocista sarnicense: lui che arriva a macinare anche 500 chilometri a settimana per allenarsi e che fin dall’adolescenza ha dovuto rinunciare a tante cose. Come ad esempio i sabati sera con gli amici: «Ma dirò la verità: ho imparato a godermi quei momenti che posso permettermi».

Davide Plebani Sarnico

Partendo quindi dall’inizio, viene spontaneo chiedersi se al momento di salire sull’aereo con la comitiva Azzurra si aspettasse di ottenere un simile risultato. «Ad agosto, agli Europei Under 23, sono arrivato 4° senza aver fatto una preparazione specifica. Lì ho preso coscienza che potevo esserci e sono arrivato all’appuntamento mondiale in una condizione strepitosa, mettendo in difficoltà il CT. Sono contento anche perché io sono questo, sentivo di aver dentro questo tipo di prestazione».

Che si tratti, quindi, di un punto di svolta? «Per quanto mi riguarda, mentalmente e fisicamente lo è senza dubbio. Diciamo pure che mi sono sbloccato. Si parla anche della possibilità di entrare a far parte del Corpo atleti delle Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria: un’eventualità che se si verificasse, coglierei al volo. Però, attenzione, non considero questo momento un punto di arrivo: voglio lavorare tanto e migliorare ancora».

Una passione, quella di Davide per il ciclismo, che è nata da piccolo. «Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre spinto a fare sport. Ho fatto motocross dai 3 ai 10 anni, ho provato il calcio e anche il nuoto agonistico, ma il ciclismo è stato l’unico sport in cui ho davvero detto ‘lo voglio fare’. E mi sento davvero fortunato: ringrazio Dio di poter fare quello che mi piace».

In un Paese come l’Italia che impazzisce per gli scalatori, la scelta di puntare sul ciclismo in pista poi è certamente particolare. «Ringrazierò sempre Franco Morbi, che adesso tra l’altro è qui al Velo Club Sarnico: quando ero nella categoria Allievi mi ha fatto provare la pista. Mi è piaciuta da subito, mi divertiva. E dalla categoria Juniores, nel 2013, il CT Villa ha iniziato a chiamarmi stabilmente in Nazionale». Un ringraziamento che il ventiduenne di Sarnico ci tiene ad inviare anche alla propria squadra attuale, la Arvedi Cycling, «che mi ha lasciato preparare questo appuntamento senza il minimo stress. Una cosa non affatto scontata».

Viene da domandarsi, quindi, se non intenda specializzarsi come pistard. «In Italia la figura del pistard puro non esiste, anche perché non abbiamo più la cultura delle Sei Giorni, che invece a mio avviso aiuterebbero a creare spettacolo e quindi a far crescere l’intero movimento». Del resto, secondo Davide la competizione su strada non esclude le gare in pista e viceversa, come dimostrano le recenti vittorie di Elia Viviani. «Confermo: le due discipline possono coesistere. Io poi sono uno che si impegna in ogni appuntamento come se fosse l’unico, perché credo sia più una questione di testa».

Da qui a parlare dei prossimi obiettivi è un attimo. Quali saranno?. «Non ho obiettivi prefissati o particolari. A marzo con la Nazionale azzurra prenderò parte alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali e mi piacerebbe andare forte. Più avanti poi ci sono i Giochi Europei e ad ottobre i Campionati Europei su pista».

Ma a quale corridore famoso somiglia Plebani, come caratteristiche? «Sono un passista veloce. Diciamo un Tom Boonen». Non è quindi del tutto casuale che la sua corsa preferita sia la Parigi-Roubaix: «Una corsa unica, con in pavé, il vento e magari anche il fango. L’ho fatta da Junior e ho forato a 20 chilometri dall’arrivo. Ce l’ho ancora qui».

Infine, per concludere è d’obbligo uno sguardo ai prossimi mesi, con il sogno delle Olimpiadi di Tokyo 2020 sullo sfondo e l’idea che si è fatto il corridore bergamasco  circa le possibilità di prendervi parte. Cosa ne dice? «Ci penso, eccome. Anche perché mi sono perso Rio 2016 per qualche problema fisico. È un obiettivo, ma non mi mette ansia: seguirò le indicazioni del CT Villa e questo mi basta per sapere di essere strada giusta».

(photo credit: www.canadiancyclist.com)

Laureato in Economia Aziendale all’Università di Bergamo, scrive per passione e collabora con alcune riviste della provincia di Bergamo. Appassionato di sport e storie strane, con il collettivo di scrittori Gli Imbrattatori ha scritto la raccolta di racconti Lo Scirocco Dura Solo Tre Giorni.

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