Spostarsi da un Paese all’altro, conoscere nuove culture, lingue e costumi non è mai stato così facile come in quest’epoca storica. Moltissimi sono i giovani che si trasferiscono, studiano o lavorano all’estero. Ma anche vivere un’esperienza in un periodo limitato di tempo può essere altrettanto formativa e stimolante.
A raccontarcelo è stata la 26enne pontogliese Sara Colombi, che ha appena concluso la sua esperienza di un anno col Servizio Volontario Europeo (SVE) a Nižnij Novgorod, una delle più importanti città della Russia. È partita alla fine del 2017 tramite il Consorzio Solidarietà Sociale: un’organizzazione con sede a Forlì a cui si è appoggiato anche Dmitrij «Dima» Morozov, un 21enne proveniente proprio da quella città russa. Qui, grazie alla sua passione per la lingua italiana, ha conosciuto Sara, la quale lo ha indirizzato proprio all’organizzazione emiliana per svolgere un percorso simile, ma all’incontrario, nel nostro Paese.
Le opportunità a cui un giovane tra i 17 e i 30 anni può avere accesso tramite lo SVE sono molteplici, anche perché i progetti sul territorio sono diversi gli uni dagli altri. «In Russia sono stata impiegata in una biblioteca per l’infanzia, dove abbiamo attivato progetti e laboratori per l’insegnamento della lingua inglese – ha spiegato Sara -. A Nižnij mi trovavo con altri giovani come me. Avevo già studiato russo all’università, ma i primi tempi è stato comunque complicato. Ora posso dire che questa esperienza mi ha arricchito enormemente: non solo ho conosciuto più nel dettaglio la cultura russa, ma ho migliorato mie abilità come il lavoro di gruppo, l’insegnamento, la conversazione in inglese: tutti elementi che mi danno molta fiducia anche nella ricerca di un prossimo lavoro qui».
La conferma della positività dello scambio culturale viene anche dal giovane russo giunto in Italia per svolgere un progetto in un centro educativo per bambini dai 6 ai 10 anni del Settretrione. «Sono arrivato da Nižnij all’inizio di ottobre e rimarrò fino alla fine di luglio – ha spiegato Dima -. I bambini sono curiosi e mi chiedono un sacco di cose su di me, sul mio Paese, sulle impressioni sull’Italia. All’inizio è stato difficile interloquire perché studio italiano solo da un anno e i bambini sono complicati da capire, ma col tempo mi sono sciolto. Tra l’aiuto coi compiti, le merende insieme e le attività ludiche, ormai mi sono pienamente ambientato. Cosa mi piace dell’Italia? Praticamente tutto (ride, Ndr)».
Ma cosa spinge i giovani a mettere in stand-by il proprio percorso in Patria per affrontare una tale esperienza? «Dopo la laurea avevo già vissuto a Londra, ma non mi aveva appagato come credevo avrebbe fatto quando mi sono trasferita – ha concluso la pontogliese -. Così, ho deciso che era meglio ripartire, ma stavolta senza aspettative. Ecco, questo mi ha permesso di godermi al meglio i mesi in Russia: Paese affascinante ed immenso, con un profondo senso della comunità. Consiglio i progetti SVE a chiunque». Un suggerimento per tutti i giovani desiderosi di conoscere il mondo.