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Santa Maria delle Grazie: gioiello cinquecentesco della città murata

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Quando ci si reca a Soncino – una delle più importanti città murate della provincia di Cremona – solitamente ci si sofferma nella visita del centro storico e della Rocca, ma così facendo si trascura uno dei luoghi più suggestivi di tutta la zona: ossia la chiesa di Santa Maria delle Grazie.

L’edificio, che si presenta a circa un chilometro dal centro murato, venne costruito a partire dal Cinquecento su un antico tratto della strada Calciana: importante via di comunicazione che passava proprio da Soncino e che collegava quest’ultima con le città di Bergamo e di Cremona.

La chiesa, costruita sul luogo di una piccolissima cappella, presenta una facciata a capanna, dove l’unico elemento di pregio è il portale in pietra di Rezzato, sormontato da una Vergine con il Bambino e i due stemmi dei marchesi Stampa, feudatari del borgo. Osservando con attenzione la facciata, è facile individuare i resti di una decorazione ad affresco: infatti, erano presenti un San Rocco e un San Cristoforo, a destra e a sinistra dell’ingresso, oggi non più leggibili. Mentre entrando nella chiesa, composta da un’unica navata con cappelle laterali, non si può non rimanere affascinati dalla decorazione: che è continua, anche se realizzata da mani diverse.

Tra queste, quelle dell’artista che realizzò sull’arco trionfale la Vergine Assunta con angeli e strumenti musicali, ovvero Giulio Campi: importante pittore cremonese attivo nella prima metà del Cinquecento. L’autore si trovava a Soncino negli anni Trenta e firmò la sua opera accompagnandola dal suo autoritratto, come a marcare in modo indelebile il suo affresco.

La volta di Santa Maria delle Grazie

Le cappelle laterali, invece, furono affrescate da Francesco Scanzi, pittore locale attivo nello stesso periodo. Benché pittore di provincia, Scanzi dimostrò di conoscere il linguaggio artistico che si stava sviluppando in altri importanti centri lombardi: infatti, la postura di alcune Sante rappresentate ricorda molto lo stile di Romanino (pittore bresciano attivo anche nella cattedrale di Cremona fra il 1519 e il 1520), e vi sono molti rimandi al linguaggio di Lorenzo Lotto, artista veneziano attivo a Bergamo fra il 1512 e il 1525. Non a caso, le fonti ci informano che era molto richiesto ed esistevano altre opere d’arte in altre chiese del borgo, ma purtroppo di questi lavori non rimane quasi più nulla e il ciclo della chiesa di Santa Maria delle Grazie – realizzato nel periodo della sua maturità artistica – è stato l’unico a salvarsi.

Proprio a causa della morte di Scanzi, la cappella della Maddalena e la controfacciata furono dipinte dai fratelli Francesco e Bernardino Carminati: pittori lodigiani di antica origine soncinese. Particolarmente pregevole è l’affresco della controfacciata, dove nella parte più bassa si riconosce il Giudizio Universale, collocato su questa parete a monito per il fedele che tornava nel mondo: un incentivo, ancora oggi vibrante, ad avere un comportamento irreprensibile.

Arrivata a Bergamo all’età di quattro anni, ama definirsi “sardorobica”, perché non può fare a meno né del Campidano, né della Bassa. Laureata in Storia dell’arte alla Statale di Milano, si occupa di divulgazione storico-artistica e continua a studiare arte locale, pubblicando le sue conclusioni sul suo blog vademecumturistacasuale.altervista.org/blog/

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