Come l’inchiostro, che passa attraverso la sottile trama della matrice di seta, anche il progetto di serigrafia che il sarnicense Andrea Baldelli sta portando avanti in Eritrea sta lasciando dei segni indelebili che rimarranno per sempre positivamente impressi nel suo bagaglio culturale, professionale e personale. Infatti, dall’estate del 2016, il 34enne bergamasco sta insegnando il mestiere (e l’arte) della stampa serigrafica ai dipendenti di una camiceria di Asmara: la capitale del piccolo stato del Corno d’Africa.
«Il progetto è nato quasi per caso – racconta il giovane artigiano – Qualche anno fa Pietro Zambaiti, discendente di un’importante famiglia di imprenditori del settore tessile della Val Seriana, mi ha contattato dopo aver comprato una maglietta stampata da me. Complimentandosi per la qualità del mio lavoro, mi ha proposto di gestire il dipartimento di stampa serigrafica che aveva intenzione di aprire all’interno della sua grande azienda, situata proprio nella capitale eritrea». Ed è così che Andrea inizia i suoi frequenti viaggi in terra africana: dapprima per allestire il laboratorio (che nel 2016 era la prima e unica serigrafia su suolo eritreo), poi per formare il personale locale addetto a questo particolare tipo di stampa. «Mi reco sul posto almeno una volta all’anno per fare un ripasso della formazione professionale e per risolvere i vari problemi logistici e tecnici che inevitabilmente sorgono. Quest’anno vorrei anche introdurre l’utilizzo dei colori ad acqua nelle nostre stampe – ha continuato -. L’azienda è molto grande e importante per l’economia nazionale: ci sono circa 600 dipendenti ed è molto improntata allo sviluppo economico di stampo più occidentale in termini di orari, welfare e metodologia di lavoro. Gli operai sono tutti autoctoni e in maggioranza sono donne, ma anche a livello dirigenziale viene lasciato ampio spazio agli eritrei. La camiceria lavora sia per il mercato locale, sia per quello occidentale: infatti, vengono confezionati diversi capi per grandi marchi che si possono trovare anche qui da noi in Italia».
Una storia quasi da favola, considerando che la passione di Andrea per la stampa serigrafica è iniziata più di dieci anni fa, quasi per gioco. «Era il 2008. All’epoca avevo una piccola etichetta discografica di musica underground e per risparmiare avevo iniziato a serigrafare a mano le copertine delle cassette e dei dischi che autoproducevamo. Da lì mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e ho iniziato a serigrafare di notte per altre band di amici, mentre di giorno lavoravo come educatore in un asilo. Poi nel 2011 ho deciso di occuparmi solo di serigrafia e ho aperto il mio laboratorio, che per lungo tempo era situato proprio in centro a Sarnico. Attualmente lavoro molto per tatuatori, illustratori e gruppi musicali stampando su magliette, felpe, carta e su borse di tela». Insomma, una vera e propria passione che nel corso della sua decennale esperienza, sfruttando appieno la versatilità di questo tipo di stampa, gli ha permesso di sperimentare parecchio: «Ho provato a stampare con colori a base di birra e cenere: ho creato colori che cambiano in base alla temperatura e ho avuto la possibilità di fare diversi workshop in giro per l’Italia per spiegare il mio lavoro». E oggi, l’Africa.
Per Andrea, con la città e la gente di Asmara è stato amore a prima vista. «Lavorativamente questo progetto mi sta dando tante soddisfazioni anche sul lato umano: sono stato accolto molto bene e la gente apprezza il fatto che sono lì per insegnare qualcosa. Posso dire di aver instaurato delle vere e sincere amicizie con le persone del posto. La città poi è molto sicura ed è veramente bellissima, anche architettonicamente: ci sono dei palazzi stupendi creati dai futuristi italiani negli anni trenta».
Nel mese di marzo lo stampatore sarnicense è tornato in Eritrea per continuare questo stimolante progetto: anche per merito di alcune difficoltà pratiche, questa esperienza gli sta facendo rivivere la passione con cui lui stesso aveva iniziato a serigrafare, quella che insegna a risolvere i problemi e ad arrangiarsi con le proprie mani e il proprio cervello. Insomma, con quello che si ha a disposizione, secondo il noto principio delle autoproduzioni: «Do It Yourself».
Giornalista pubblicista classe 1986, originario di Palazzolo sull’Oglio.
Laureato in Comunicazione di Massa e Nuovi Media all’Università di Bergamo. Per anni ha scritto della Franciacorta e della Valle dell’Oglio per un settimanale della provincia di Brescia. Appassionato di ciclismo, viaggi e fotografia.