Dal Brasile a Palazzolo per realizzare il sogno di lavorare con i richiedenti asilo.
La storia che ha portato la 26enne Cauanna Ferreira Gaudio a trasferirsi da una città alle porte di San Paolo fino alle rive dell’Oglio non è per nulla banale, anzi: nasconde delle sfumature che possono far vedere la nostra piccola società da un altro punto di vista.
La giovane paulista è arrivata in Italia nel gennaio 2018 come ragazza alla pari in una famiglia di San Giuseppe. «Per diversi mesi ho fatto da baby sitter in lingua inglese ai figli della famiglia Loda-Valzorio – racconta Cauanna -. Mi hanno accolto con affetto e mi hanno trattato sempre molto bene». Anche il primo impatto con la città e i con suoi abitanti è stato molto positivo per lei, che fin da subito ha instaurato tante nuove amicizie, grazie alle quali è anche riuscita a imparare l’italiano in poco tempo e con ottimi risultati. «Non ho fatto nessun corso di lingua – ha confessato – ma studiavo la grammatica a casa da sola e poi provavo a parlare con la gente in giro per strada. All’inizio è stato molto difficile perchè mi sentivo senza personalità: capivo pochissimo, dovevo concentrarmi molto e comunicavo un po’ in inglese, un po’ a gesti e con qualche parola in italiano».
Ora che ha imparato la lingua, Cauanna ha iniziato a lavorare come cameriera di sala in un ristorante di Palazzolo e come receptionist in un albergo di Brescia e – a compimento del suo primo anno in Italia – sta pensando anche di andare a vivere per conto suo. «Mi dispiace lasciare la famiglia che mi ha accolto, perchè mi trovavo bene con loro, ma da un certo punto di vista sentivo che avevo finito il mio percorso lì».
Infatti, la giovane sudamericana – che è laureata in Scienze Sociali – fin da quando era bambina ha sempre voluto lavorare a contatto con le persone più bisognose: ed è anche per questo che ha scelto di venire in Italia. «Ho deciso di venire qui sia perchè le mie origini sono italiane (mio bisnonno paterno era di Terracina e mia nonna materna di Potenza), ma anche per poter aiutare in qualche modo i tanti migranti che stanno venendo dall’Africa con questa crisi umanitaria».
Ecco perché, dopo aver fatto un periodo di volontariato a contatto con i richiedenti asilo dello Sprar di Palazzolo, Cauanna sta inviando il suo curriculum vitae per poter continuare questa esperienza anche altrove. «Sono qui per realizzare il mio sogno, ma vado dove mi porta la mia strada – ha spiegato – In futuro mi piacerebbe conoscere il Sud Italia, vivere sulla mia pelle situazioni dove lo scontro tra culture diventa un’occasione di incontro con l’altro».
Per ora, però, non è ancora tempo di muoversi da Palazzolo, perchè questa città l’ha proprio stregata. «È una città veramente speciale, né troppo grande, né troppo piccola: è ricca di energia positiva e il fiume ti trasmette una grande forza. Le persone che ho conosciuto sono molto sincere e aperte, e c’è sempre qualcosa di interessante da fare».
Ma ci sono anche aspetti della società italiana in generale che, agli occhi di una ragazza cresciuta in una nazione multietnica come il Brasile, possono risultare alquanto strani. «Il razzismo e l’omofobia che vedo qui non credo siano frutto di pregiudizi, ma di ignoranza, cioè di non conoscenza dell’altro – spiega Cauanna -. La mancanza di un contatto con il diverso può generare diffidenza e mancanza di empatia. E si vede che c’è ancora distanza tra gli italiani e gli stranieri».
Insomma, una storia, quella di Cauanna, che può apparire davvero controcorrente rispetto ai tempi odierni, ma che dimostra ancora una volta che un altro mondo – fatto di empatia, solidarietà e voglia di risolvere i problemi con il confronto – è possibile.