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Storie D'Oglio

Cividino, rivoluzione tra i rasoi: la sfida di Chiara la barbiera

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Chi l’ha detto che i barbieri possano essere solamente degli uomini? A Cividino, frazione di Castelli Calepio, una giovanissima barbieraChiara Fratus, di 23 anni – ha ribaltato con successo il vecchio stereotipo del barbiere uomo e dell’ambiente per soli uomini: oggi lavora in un mondo che si prende cura dei maschietti, ma in modo libero da pregiudizi.

Come è nata l’idea di fare questo lavoro così particolare? «La prima volta che ho fatto una barba è stato quasi per caso. Un cliente mi ha detto: “Dai Chiara, fammela ‘sta barba”. Ed è stato strano, ma davvero bello, sentire il viso sotto le dita, tenere la lama in un certo modo: ho capito che era quello che volevo fare. Fare la barba è un po’ un rito e io vado molto a sensazione con i miei clienti: scelgo i trattamenti, quali profumi, o prodotti possono piacere alla persona che sto “coccolando” e le creme più adatte al tipo di pelle».

Come mai hai deciso di aprire un negozio così specializzato in un paesino così piccolo? L’idea me l’ha data mio nonno, mi ha detto: «Perché non provi ad aprire qualcosa di tuo? Sei giovane!». E siccome questo è un piccolo primo passo, ho deciso di farlo a casa. Qui mi sento a mio agio, sento che è il mio posto. So che non è stata una scelta molto ordinaria, ma tanti clienti mi dicono che è ottimale, perchè loro non seguono la moda: hanno sempre avuto la barba, ma in passato nessuno gliela faceva a dovere e ora hanno finalmente la possibilità di curarla. Del resto, tanti barbieri vecchia scuola tendono a tagliere molto: ovvero, non fanno quello che in gergo tecnico si chiama foggiatura della barba. Ecco perché quando mi hanno fatto i complimenti la prima volta per il mio lavoro è stata una sensazione indescrivibile.

Se arrivasse una ragazza e ti chiedesse di tagliarle i capelli che diresti? L’ho già fatto! A due ragazze che hanno avuto un tumore al seno e si stavano facendo ricrescere i capelli: due persone, che per quello che ho potuto conoscere, sono davvero forti. Mi hanno chiesto un taglio particolare e cortissimo, anche perchè i capelli avevano bisogni di rinforzarsi, perciò hanno pensato che fossi la persona giusta per loro. Ma anche ad altre ragazze ho tagliato i capelli: però, a loro ho precisato per correttezza professionale che non avrei potuto fare pieghe e le acconciature tipicamente da donna.

Durante l’attesa gli uomini di che parlano? Non di calcio! (Ride, Ndr). Parlano di loro, della loro vita, sono molto aperti al dialogo. Chiacchierando con i miei clienti mi è venuto spesso lo stimolo di mettere a confronto la mia vita e me stessa: su alcuni temi mi approccio in modo diverso alle cose, loro le condividono con me e io faccio lo stesso con loro.

Hai mai avuto problemi di discriminazione, visto che questo è sempre stato un lavoro prettamente maschile? Sì. Discriminarmi perché sono una donna è un discorso maschilista. Punto. Mi è successo di essere discriminata, con le parole, con i gesti: alcuni clienti in passato si sono presi delle libertà che non avrebbero dovuto prendersi, ma sono tutte esperienze che mi hanno aiutata a formarmi. Tanti pensano di poter fare quello che vogliono perché sono uomini: no. Tu, uomo, sei nel mio mondo ed io sto lavorando: ti sto facendo del bene, ti sto rendendo bello per le tue donne, per il tuo lavoro, per la tua vita e tu ti devi comportare con rispetto. Il cliente può aver sempre ragione, ma fino a un certo punto: io mi rispetto molto e sono convinta che bisogna sempre, sempre farsi valere, in ogni aspetto della vita.

Nata a Brescia nel 1986, cresciuta a Villachiara, con la consapevolezza di aver sbagliato decade ed essersi persa i Pink Floyd a Venezia. Diplomata in un istituto turistico, ora vive a Sarnico.
Scrive da sempre, spesso di arte e amici artisti. Ha collaborato per anni con un giornale locale bresciano.

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