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Anxhelo, una borsa di studio in America col grande sogno di Bolle

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«Avevo 10 anni quando ho visto per la prima volta l’Italia dal traghetto. Ho detto “Wow”: mi è sembrata subito bellissima, come fosse New York». Anxhelo Baqiqi, classe 1999 – di casa a Paratico, ma di origini albanesi – è un ballerino che dopo aver vinto una borsa di studio targata Roberto Bolle sta sognando di poter dire di nuovo “wow” arrivando negli Stati Uniti. Infatti, a giugno ha frequentato un workshop e vinto una borsa di studio di un anno per la Washington Ballet School: un’occasione imperdibile che si è però scontrata con gli elevati costi della vita statunitense e con la sfortuna di non essere nato in una famiglia benestante. Così il talentuoso ballerino ha deciso di avviare una raccolta fondi dal titolo: Il sogno di fare il ballerino sulla piattaforma crowdfunding (ovvero, appunto di raccolta popolare) di gofundme.com per realizzare il suo sogno.

Quando hai iniziato a ballare? Ho sempre voluto studiare danza classica, ma i costi per la scuola erano troppo alti: mio padre lavorava da anni in Italia e con mia madre e mio fratello eravamo appena arrivati qui, le spese erano molte. Così ho iniziato con il liscio, a dieci anni: quando sono entrato in sala per la prima volta durante un valzer e ho visto tutte le coppie girare, con le ragazze con gli abiti ampi, mi sono detto che era una buona base dalla quale iniziare. Posso dire che sia andata bene: insieme alla mia partner abbiamo anche vinto i campionati italiani.

Il primo incontro con il classico com’è stato? Mi sono iscritto alla scuola di classico solo per pura passione, dopo un momento molto difficile: la scomparsa di mia madre che purtroppo se n’è andata dopo una grave malattia. I miei maestri hanno notato una dote in più, così ho iniziato a fare stage e a pensare che magari avrei potuto farlo come lavoro “da grande”.

Esiste ancora lo stereotipo del ballo come disciplina femminile? Assolutamente no, io mi sono trovato da subito a mio agio e con me c’erano altri ragazzi e anche bambini molto più piccoli, tutti con la stessa passione e voglia di fare.

Come è arrivata l’occasione di Washington? A giugno ho frequentato un workshop a Milano con Roberto Bolle e mi è stata assegnata una borsa di studio formativa. Dopo solo tre anni di classico non mi sarei mai aspettato di raggiungere questo obiettivo: ero emozionatissimo, visto che sono arrivate richieste da ragazzi di tutto il mondo! Purtroppo, però, dovrò pagare tutto, dal viaggio all’alloggio, e solo con le mie forze e quelle della mia famiglia non ci posso riuscire, ma non voglio rinunciare al mio sogno: anche perché è un po’ il sogno di mia madre.

Come sta andando la raccolta fondi? Bene, ma non è ancora abbastanza. In tanti mi stanno dando una mano, ma ci sono anche persone che mi hanno insultato, senza sapere nulla della mia vita e di quello che ho passato. Sono rimasto molto deluso e arrabbiato: sto lavorando tutti i fine settimana e cercando di darmi da fare in ogni modo, voglio solo cercare di realizzare il mio sogno: cosa può esserci di male in questo?

Nata a Brescia nel 1986, cresciuta a Villachiara, con la consapevolezza di aver sbagliato decade ed essersi persa i Pink Floyd a Venezia. Diplomata in un istituto turistico, ora vive a Sarnico.
Scrive da sempre, spesso di arte e amici artisti. Ha collaborato per anni con un giornale locale bresciano.

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