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Cultura e Spettacoli

Demis Martinelli: la città come Musa e museo a cielo aperto

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Un’imponente esposizione nel suo paese natale, non solo per celebrare la sua arte, ma per suggellare il legame indissolubile che lo lega alla sua Soncino. Demis Martinelli, classe 1978 – artista, scultore del ferro e fotografo – ha riempito di sé e della sua arte la sua cittadina, realizzando una mostra che è il racconto della sua vita artistica. Sabato 15 settembre l’inaugurazione dell’evento: una mostra itinerante dal titolo Invasioni emozionali che racchiude tutti i lavori dell’artista, per l’occasione sparsi ad ogni angolo della città. E non solo nei luoghi pubblici – come la Filanda Meroni dove si è svolta la vernice – ma anche nei negozi e nei bar.

Da sempre lo scultore dedica il suo lavoro a temi come l’uguaglianza, il legame tra i popoli, il rispetto tra le persone e la natura: al centro, la voglia di incontrare culture diverse e la salvaguardia dell’essere umano. «Chi comanda deve mettere al centro del mondo le persone», ha spiegato. E in tanti hanno voluto aprire le loro porte all’arte di Demis, in un abbraccio all’artista e a quello che da anni rappresenta: una persona legata a doppio filo con il suo paese, che lo porta in palmo di mano, lo idolatra e lo cura come un cucciolo splendido e talentuoso da far crescere, per poi lasciarlo camminare da solo. A Marco, ovvero la biennale di arte contemporanea ideata da Martinelli, ne è uno degli esempi più lampanti: un evento che ospita artisti internazionali e che da anni ha regalato lustro al borgo, così come le tante mostre organizzate con la sua collaborazione e il grande lavoro con l’associazione Quartiere3.

Non stupisce, quindi, che in tantissimi abbiano voluto partecipare al taglio del nastro, durante il quale i ringraziamenti di Martinelli sono stati infiniti – velati da un po’ di timidezza – e sentiti, uno per uno. La Sala Ciminiera della Filanda Meroni si è trasformata così in una foresta di lance di ferro battuto con il font scrittura emozionale, che da sempre contraddistingue l’artista; il rumore della pioggia in sottofondo, le ombre dondolanti. Agli angoli di Soncino – in piazza Manzoni e Portico Rosso – sono state posizionate le possenti sculture nate dalla lavorazione del ferro che l’artista ha ereditato dal padre. Mentre nella Sala mostre sopra la Filanda sono stati esposti I ricordi ingabbiati: oggetti del passato intrecciati da fili di metalli diversi, nonché i bozzetti delle sculture monumentali. Nei locali, negozi e studi le fotografie più intime – le Polaroid erotiche – e i racconti dei viaggi dei Lego di Martinelli, che lo hanno accompagnato in giro per il mondo. Per strada le sculture Dalla terra per la terra: fiori dai petali di ferro e i ritratti dallo sfondo rosso porpora. Per due settimane Soncino è diventata così sia la sua Musa, sia la sua casa.

Nata a Brescia nel 1986, cresciuta a Villachiara, con la consapevolezza di aver sbagliato decade ed essersi persa i Pink Floyd a Venezia. Diplomata in un istituto turistico, ora vive a Sarnico.
Scrive da sempre, spesso di arte e amici artisti. Ha collaborato per anni con un giornale locale bresciano.

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