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Marco Roberto Bertoli: da Palazzolo al Brasile per salvare i bambini dalle strade

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Era un ragazzo come tanti, Marco.

All’inizio degli anni Novanta aveva appena concluso il suo percorso al liceo Galilei di Palazzolo, aveva un giro di amici, amori, benessere e la spensieratezza di qualsiasi ventenne. Nessuno, forse nemmeno lui, si sarebbe mai immaginato che di lì a pochi anni avrebbe avuto la forza di realizzare una vera impresa: il San Michele Arcangelo, una città-famiglia che oggi, nella brasiliana Barbacena, ospita più di 450 meninos de rua.

Ma torniamo al 1995. Marco Roberto Bertoli, palazzolese classe 1974, cresciuto in una famiglia religiosa che già intratteneva rapporti con sacerdoti impegnati in missioni in Sudamerica, decide di provare a dare un senso alla propria giovinezza partendo come volontario nel Nord del Brasile. Una volta giunto nella terra della samba, però, capisce ben presto che c’è ben poco per cui ballare. Nelle opere missionarie conosce la fame e la devastazione spirituale di centinaia di bambini vissuti in una povertà inimmaginabile. Ma è solo un paio di anni dopo che Marco realizza realmente cosa vuole fare per questi giovani.

«Scendendo verso sud, mi sono fermato a Belo Horizonte e ho visto a terra una bambina di 9 anni che, priva di soldi per mangiare, sniffava colla per ingannare la fame – racconta il palazzolese – L’ho portata a comprare un panino e delle patatine. Al ritorno lei si è rimessa a terra e si è coperta con un cartone della spazzatura, come se fosse un lenzuolo. Avevo 23 anni, ma in quel momento ho capito che non sarei potuto tornare indietro».

Da quel momento per Marco cambia davvero tutto. Decide di dedicare la sua vita al miglioramento delle condizioni di vita di questi bambini sfortunati che devono subire sin da piccoli le colpe della società, della propria famiglia, o le angherie di gruppi criminali. «Nel 1998 ho cominciato ad aiutare questi ragazzi all’interno di un ex carcere minorile che mi era stato concesso dalle autorità locali – continua Bertoli – Ho cominciato con soli quattro bambini, ma la famiglia si è presto allargata. Col tempo, però, ho capito che la storia precedente di quella struttura non aiutava al recupero degli ospiti e così, nel 2001 ho acquistato un terreno a Barbacena, a pochi chilometri dalla città, in cui nel 2003 ho fondato il San Michele Arcangelo».

Il palazzolese, naturalmente, non è solo. Con lui ci sono figure professionali come educatori, maestri, operatori sanitari, religiosi: una componente che negli anni è cresciuta e che oggi comprende oltre un centinaio di persone. Nel 2003 il San Michele contava già più di 230 ragazzi, ma col tempo sono cresciuti a tal punto da essere ormai più di 450. In questi mesi è stata inoltre aperta una nuova ala dedicata agli anziani per favorire il rapporto intergenerazionale e a poche centinaia di metri una casa per le bambine.

palazzolo sull'Oglio, Marco Roberto Bertoli, missionario laico

«La comunità si sviluppa su 13mila metri quadrati ed è suddivisa in 25 settori, dall’asilo nido fino alle scuole professionali, passando per il nostro centro ambulatoriale e moltissimi laboratori dove i ragazzi svolgono le attività più disparate come la ginnastica artistica, il canto, la musica – spiega il 43enne – Le ferite psicologiche sono le più difficili da curare. Tra i nostri ospiti ci sono molti che in pochissimi anni di vita hanno vissuto la fame, la povertà, la malattia: c’è chi è stato violentato dai parenti, chi è orfano per vicende di criminalità, chi ancora ha subito torture, o è nato e cresciuto tra una discarica e una catapecchia».

In questi anni Marco, che torna in Italia per una decina di giorni nel periodo natalizio, ha imparato a non demordere mai, a proseguire imperterrito nella direzione giusta proprio perché tale. «È l’amore che riscatta le vite di questi bambini – conclude Bertoli – Prima di venire a vivere con noi queste creature sono viste da tutti come emarginati, quasi come siano dei lebbrosi a cui non bisogna avvicinarsi: la gente li guarda con disprezzo, tant’è che nessuno presta loro aiuto o soccorso. Al San Michele Arcangelo, invece comprendono subito che ciascuno di loro è prezioso, che la loro vita lo è. Quanto a me, non nego che questi ragazzi mi diano moltissimo: ogni giorno imparo qualcosa, ma certamente ciò che ho compreso maggiormente in questi vent’anni è la bellezza delle cose semplici. Vedere il sorriso negli occhi di un bambino di otto anni che per la prima volta si fa una doccia calda, quello di un adolescente che finalmente impara a leggere e scrivere: tutto ciò è strabiliante».

La città-famiglia di Bertoli ha ovviamente necessità di risorse che difficilmente sono reperibili in Brasile. È per questo che in Italia opera l’associazione Il Padre Pellegrino, fondata e guidata dalla madre di Marco, Milena Damini, insieme con altri volontari.

La sede del sodalizio, in via Adige 41 a Palazzolo, è contattabile ai numeri 030.2053255 e 334.2566951, oppure direttamente in loco all’orario di apertura (dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18). Qui si possono ottenere informazioni su come aiutare il San Michele Arcangelo e restare aggiornati su tutte le novità.

Due sono i gruppi referenti per il Centro e Sud Italia: il Gruppo Volontari Fermignano di Urbino e il Gruppo Volontari Putignano di Bari. Per altri dettagli basta consultare il sito www.ilpadrepellegrino.org.

Giornalista pubblicista, classe 1986, nato a Palazzolo sull’Oglio dove risiede da sempre. Laureato magistrale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, lavora come corrispondente per un importante quotidiano locale.
Appassionato di cinema, di storia, lingue straniere e geopolitica.

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