È partita otto anni fa da Capriolo con una valigia piena di speranze e voglia di fare e ora è diventata uno dei più promettenti e apprezzati ingegneri del suono d’Inghilterra. La storia della giovanissima Marta Salogni è la dimostrazione del fatto che mettersi in gioco anima e cuore per le proprie passioni fa spalancare porte che non si pensava di poter aprire.
La capriolese (classe 1990) nel corso della sua carriera londinese – come ingegnere di registrazione prima e di mixaggio poi – ha avuto il piacere di lavorare con artisti di fama mondiale del calibro di Björk, M.I.A., White Lies e The XX ed è anche stata recentemente premiata come Ingegnere emergente ai MPG Awards: una sorta di Oscar dell’industria musicale britannica.
L’attrazione di Marta per la musica e per il suono, esplosa definitivamente all’ombra del Big Ben, nasce però dagli ambienti underground di Brescia. «Quando frequentavo il liceo sono entrata in contatto con Radio Onda d’Urto e con il centro sociale Magazzino 47 – racconta – e qui ho conosciuto il mitico Carlo Dall’Asta». Un fonico esperto che ha subito iniziato ad affiancare dietro al mixer come assistente fonica durante i concerti. «A me allora interessava la questione tecnica dei live – spiega romanticamente Marta -. Ero affascinata dal fatto di poter modificare l’impatto sonoro dello show a seconda di come gestisci volumi e equalizzazioni: era come controllare qualcosa di astratto come il suono che, però, ha ripercussioni oggettive sul pubblico che lo ascolta. Mi sembrava quasi di suonare rimanendo, però, dall’altra parte del palco».
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Quando sbarca nella metropoli britannica, il panorama professionale della giovane capriolese cambia totalmente. «Ho dovuto partire dal basso, studiando e guadagnandomi la fiducia di produttori, band e ingegneri più esperti – spiega orgogliosa – All’inizio cercavo di capire come essere utile in studio e poi, passo dopo passo, a come registrare e mixare al meglio i suoni di una canzone, o di un album».
Senza mai, però, dimenticare casa. Infatti, Marta sostiene che il Tamigi, per quanto grande possa essere, non regge il confronto con il suo amato fiume Oglio e che sotto sotto si sente ancora molto più capriolese che londinese. «Mi mancano molto le relazioni genuine tra persone che si possono creare nella piazza di un piccolo paese – spiega – Qui invece la gente sta per conto suo, è difficile fare affidamento sulle persone perchè sono troppo concentrate ad avere successo sul lavoro».
In tutto ciò, la passione e l’impegno di Marta in difesa dei diritti civili delle donne e delle minoranze non si sono persi una volta arrivata a Londra, ma si sono evoluti trovando nuove valvole di sfogo. «Cerco sempre e in ogni modo di far riflettere su questo tipo di lotte all’interno del mio lavoro, proteggendo e privilegiando le minoranze più bistrattate – ribadisce con forza -. La scena musicale londinese è quasi totalmente bianca, soprattutto dietro le quinte, e nel mio ambito le donne sono solamente il 3%. Ma fortunatamente questo dato è venuto alla luce e le cose stanno pian piano cambiando».