Il Ponte di San Vigilio, esempio di arte ambientale, è stato costruito tra il 2007 e il 2008 dall’artista Giuliano Mauri (Lodi Vecchio, 1938 – Lodi, 2009).
Situato nel bosco del borgo di Padernello, attraversa un affluente della roggia Savarona nelle vicinanze del monastero di San Vigilio e collega la strada vicinale di Borgo San Giacomo con Padernello. Giuliano Mauri descrisse così l’origine del progetto e la sua realizzazione: «A Padernello, nel bresciano, mi hanno dato il compito di far riemergere una strada romana, una centuria, che nell’antichità aveva collegato il castello al paese. La strada era stata fagocitata e sepolta da un bosco grandioso: recuperarla cancellando ciò che aveva seminato il tempo sarebbe stato un delitto. Così abbiamo scelto di costruire una passerella sopraelevata in corrispondenza del tracciato dell’antica centuria, lasciando il bosco intatto».
E ancora: «L’opera non si propone per la sua utilità (anche se permette di attraversare la roggia) né per un vantaggio economico, bensì per essere “forma che rivela”. Essa apre uno spazio in cui l’uomo può accedere al colloquio con la natura, offrendosi come punto che dischiude un altro ambito: quello contemplativo. Il ponte è in costante colloquio con il tempo, che tinge i giorni e le stagioni di mutevoli umori».
Il Ponte di San Vigilio è quindi “forma che rivela”. Ma cosa s’intende?
Con il termine “forma” ci si riferisce a una molteplicità di concetti che abbracciano pressoché tutti gli ambiti del sapere: da quello giuridico a quello artistico, da quello matematico a quello filosofico. Ѐ però considerando il termine in questa sua ultima accezione, quella più strettamente filosofica, che si riesce probabilmente a cogliere il senso delle parole di Mauri. Infatti, con il concetto di “forma” si intende la vera essenza di qualcosa, cui ci si può peraltro riferire anche con il termine “natura”. Non necessariamente svincolata dalla materia, ma che per mezzo di questa rivela un’emozione, un presentimento, una sensazione che semplici rami di castagno non dicono. Rivela il rapporto nascosto, ma intimo tra uomo e natura. Rivela il potere del “ponte”, non come struttura in sé, ma come metafora della solidarietà.
Insomma, il Ponte di San Vigilio cela qualcosa di mistico, di stupefacente e misterioso allo stesso tempo. Il Ponte non può che essere opera di un vero artista della natura come Giuliano Mauri, il quale dice di sé: «Sono carpentiere. Costruisco scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali, fiumi, isole, boschi, cieli». Ecco, forse il Ponte di San Vigilio è tutto questo.