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Tra Passato e Presente

Franco Ratti, il custode gentile del Museo della Stampa

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Quando si dice che nei libri si celano tesori inestimabili. Lo sa bene Franco Ratti, ultimo custode di una delle storie più stupefacenti accadute lungo le sponde del fiume.

Per scoprirla non bisogna far altro che andare a Soncino, tra le strette vie di quello che una volta era il quartiere ebraico. Lì, in via Lanfranco, sorge un antico palazzo in mattoni rossi, sede del bellissimo Museo della Stampa. Sull’uscio, ad accogliere il fortunato visitatore, ci sarà sicuramente l’anziano custode.

Franco, 89 anni, è un uomo di rarissima fattura, figlio di un tempo antico. Da trent’anni, con quel rigore e quella passione tutta lombarda, si prende cura di questo piccolo luogo carico di storia, e con garbo mostra ai suoi ospiti i tesori custoditi all’interno.

I tesori tanto amati da Franco si presentano al visitatore sotto forma di pagine – pagine antiche, antichissime – risalenti addirittura a più di 500 anni fa. Sì perché nella lunga storia di Soncino e del fiume, un ruolo di grande rilievo l’hanno avuto i libri. E non si parla di libri qualunque, ma dei primi libri stampati nel mondo.

Proprio in questo palazzo, sul finire del 1400, la famiglia ebraica di Israel Nathan stampò la prima Bibbia ebraica a caratteri mobili. Quelle pagine così preziose ci misero poco a farsi strada, da Venezia a Bisanzio, assieme al nome Soncino, scelto proprio dalla famiglia di tipografi in onore del borgo che li aveva ospitati, mentre erano in fuga.

Franco racconta questa storia con un entusiasmo coinvolgente: entusiasmo che si rinnova ogni volta che un visitatore entra nel museo. Il custode prima si appoggia al vecchio torchio, poi mostra i caratteri mobili che componevano la stampa e, dopo aver spiegato sommariamente l’alfabeto ebraico, rinnova magicamente quell’arte antica mezzo millennio.

«Lo sentite quest’odore d’arancio?», chiede il vecchio custode ai suoi visitatori, mentre pulisce la lastra in acciaio del vecchio torchio. «Questo è l’odore della stampa. Un odore buonissimo». Dopo aver riposto il panno intriso di solvente, Franco prende il rullo, lo bagna nell’inchiostro e comincia a passarlo sopra le incisioni: «Questo è pressappoco il metodo usato dagli ebrei di Soncino più di 500 anni fa – spiega lentamente – L’unica differenza era che loro adoperavano caratteri mobili, oggi per convenienza debbo usare una pagina fissa». Mentre passa il rullo sulla pagina, cominciano a comparire i decori in rilievo e poi il titolo e le parole, scritti nella lingua dei vecchi tipografi.

«Bereshit, La Genesi. Quella che mi appresto a stampare è la prima pagina della Bibbia in ebraico, così come la stamparono i Soncino», rivela il custode ai suoi ospiti. Poi, con l’agilità di un giovane, Franco posa il rullo, infila una pagina bianca nello stiletto e chiude la pressa. «Ora farò un po’ di ginnastica – dice mentre si appresta a spingere la pesante leva – Servono tre colpi decisi, per far sì che tutto l’inchiostro si imprima sulla pagina bianca». I suoi 89 anni spariscono mentre Franco fa muovere con decisione il torchio, tre volte. «Ora il miracolo è compiuto!», conclude compiaciuto l’anziano custode. Con un rituale antico, Franco riapre il torchio e mostra soddisfatto la pagina finalmente stampata, identica a quella che rese Soncino celebre per il mondo 500 anni prima.

E come se la curiosità del visitatore non fosse già più che appagata, Franco fa un ultimo gesto prezioso, a riprova dell’amore e della gentilezza che sostengono questo museo. Quella pagina stampata la regala al visitatore, rinnovando così, ancora una volta la lezione che i primi tipografi soncinesi stamparono in calce al loro primo libro, nel 1483: «Tu costruirai l’edificio del mondo, innalzerai le corna della sapienza, e produrrai libri mediante la stampa; in questo vi sono due utilità somme: l’una è che prestissimo se ne produrranno molti, fintanto che la terrà sarà colma di sapere, l’altra è che il loro prezzo non arriverà a quello dei libri scritti con la penna o con lo stilo, e chi non avrà sostanze sufficienti per acquisti costosi li comprerà al vil prezzo e al posto dell’oro darà l’argento».

Franco Ratti gestisce questo museo sin dalla sua apertura, nel 1988. Per 30 anni ogni giorno ha aperto il museo e accolto i visitatori, sempre con lo stesso entusiasmo. Prima Franco lavorava a Cremona, nel magazzino di un’azienda di bus. Poi, una volta in pensione, ha deciso di trasferirsi a Soncino.

Franco Ratti imprime la prima pagina della Genesi per i visitatori: dal 1988 ad oggi ne ha impresse 20.000!

«Questo bel borgo è stato sempre gentile con me e mi è sembrato giusto restituire un po’ della buona sorte che ho avuto in dote», confessa il custode. «Inoltre la storia della stampa dei Soncino è una storia bellissima che vale la pena raccontare». Assieme a Franco, negli anni sono stati molti i volontari che hanno deciso di riscoprire questa bella storia del fiume.

La grandezza di quest’uomo e del suo piccolo museo sta in un numero: nel 2015 Franco ha festeggiato, assieme ai tanti volontari, le prime 20mila pagine della Genesi stampate e regalate ai visitatori del museo. Un numero che racconta più di mille parole: parla della devozione, dell’amore e della lezione di un’arte antica e affascinante. Di una pagina che si moltiplica e si fa messaggera della bellezza, pronta ad attendervi sull’uscio di un piccolo, grande museo di provincia.

Giornalista freelance. Laureato in filosofia, collabora con quotidiani e riviste per reportage dal carattere sociale e culturale. Appassionato di viaggi, ha vissuto all’estero lavorando come corrispondente. Tornato a Brescia, segue in maniera attenta le sorti della sua terra.
Dirige il magazine online www.callmeishmael.net

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