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Don Coraglia, capitano della nazionale sacerdoti

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I primi passi li ha mossi sul campetto dell’oratorio di Quinzano d’Oglio, ora è il capitano della Nazionale Italiana Sacerdoti che ha partecipato agli Europei dello sport più amato del Bel Paese, tenuti a Brescia.

Lui è don Jordan Coraglia (il numero 7 nella foto, Ndr), un mix tra brescianità, grande voglia di fare e passione per il rettangolo verde; ma soprattutto è un personaggio che da sempre ha un legame fortissimo con la sua Quinzano d’Oglio. Nel calendario del don c’è stato anche l’impegno di arbitro ai Mondiali di calcio per preti e seminaristi, che invece si è disputato a Roma.

Quando è iniziata la sua passione per il calcio?
A Quinzano, all’oratorio come per la maggior parte dei ragazzini della mia età. Poi in realtà (spiega ridendo, Ndr) ho giocato nelle giovanili della Quinzanese: diciamo che ero un calciatore normalissimo, senza infamia e senza lode.

Come è nata l’associazione di sacerdoti calciatori?
Eravamo semplicemente un gruppo di parroci con la passione del calcio e abbiamo iniziato a giocare insieme e organizzare diverse iniziative. Poi, per vari motivi burocratici, abbiamo deciso di fondare il gruppo, anche per presentarci agli Enti con i quali abbiamo collaborato e fare sempre di più tutti insieme.

Questo è il primo anno che gli Europei vengono disputati in Italia. Nella scelta di Brescia c’è stato il suo zampino?
A livello di logistica Brescia risultava molto comoda e poi la nostra città è bellissima, non ha nulla da invidiare alle altre città italiane. Quella di quest’anno è stata la dodicesima edizione, a sfidarsi 16 squadre.

Una curiosità: giocate con gli abiti talari?
(Dopo una risata fragorosa) No! Ognuno indossa le maglie della propria nazionale, sono le classiche divise da calcio!

Le capita di giocare coi ragazzi all’oratorio?
Certo, quando riesco volentieri e sono convinto che sia una parte importante dell’educazione di bambini e ragazzi. Credo che lo sport per i giovani sia un modo di imparare a seguire le regole e avere modo di dare importanza ai valori importanti del bel gioco, ma anche di capire l’importanza della lealtà nei confronti dei compagni. Sono convinto che i giovani che fanno sport hanno più probabilità di diventare da grandi delle persone per bene, tutto lì.

A chi dedica i gol che segna?
Quali gol? (risponde scherzando, Ndr) Non li dedichiamo solito, li offriamo a chi ci sta seguendo e tifando durante la partita!

Un’ultima domanda, che squadra tifa?
La migliore del mondo, che vado a vedere allo stadio tutte le volte che riesco: il Milan.

Nata a Brescia nel 1986, cresciuta a Villachiara, con la consapevolezza di aver sbagliato decade ed essersi persa i Pink Floyd a Venezia. Diplomata in un istituto turistico, ora vive a Sarnico.
Scrive da sempre, spesso di arte e amici artisti. Ha collaborato per anni con un giornale locale bresciano.

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